“Saimir” di Francesco Munzi

Saimir, storia di ordinaria disperazione

Il Palmarès del Festival del cinema italiano di Annecy va a Saimir, opera prima di Francesco Munzi, a conferma dell’amore tutto francese per il cinema engagè.

Latina, periferia marittima. Saimir è un adolescente albanese che insieme al padre è condannato a vivere nell’illegalità. Ma Saimir è diverso, non accetta di vivere di denaro sporco. Sente che solo con l’onestà conquisterà la fiducia e la stima della ragazza italiana di cui s’invaghisce. Il padre intanto, che procaccia connazionali clandestini per duri lavori di campagna, è in procinto di sposare un’italiana che grazie alla cittadinanza gli permetterà di ricominciare. Ma Saimir non ha dimenticato la madre, è confuso, ovunque si trovi si sente sempre estromesso, impotente. Compirà un gesto coraggioso, dettato dall’insofferenza per la propria condizione castigata, che tale, purtroppo, rimarrà.

Ciò che traspare dal film di Munzi, per altro autore del soggetto e co-sceneggiatore, è la ricerca di una poeticità che forse decolla, ma a fatica. Tenta di far parlare le immagini più che i personaggi, poco delineati; gioca sull’intuito più che sulla spiegazione. E’ un esordio consacrato alla devozione verso un cinema di immagini più che a quello delle sceneggiature solide. Gioca la carta del post-neorealismo con freddezza, vorrebbe farci assaporare senza pathos la vita dei nostri bassifondi contemporanei. Tentativo che, anche se isola e delimita un po’ troppo quella realtà dalla nostra, sembra riuscito. Almeno secondo la giuria del festival.

Regista: Francesco munzi
Anno: 2004
Durata: 88′
Sceneggiatura: F. Munzi, Sereno brugnolo, Dino Gentili
Fotografia: Vladan Radovic
Montaggio: Roberto Missiroli
Musica: Giuliano Taviani
Suono: Stefano Campus
Scenografia: Valentina Scalia
Costumi: Loredana Buscemi
Attori: Mishel Manoku, Xhevdet Feri, Lavinia Guglielman, Anna Ferruzzo
Produzione: Orisa produzioni