Tickets è una fusione di sguardi, quelli di tre maestri del cinema e dei personaggi scelti per incarnarli. Le tre storie sono semplici, lineari, storie di viaggi e di percezioni che da una generica Europa giungono nella Roma Caput Mundi.
Il farmacologo Carlo Delle Piane di Olmi, in un opulento vagone ristorante, ri-pensa alla segretaria che nel suo viaggio d’affari lo ha tanto amorevolmente assistito. Vuole scriverle, dirle ciò che nel caos che li avvolgeva ha solo sentito, lo stesso caos dolente che ora, in quel vagone affollato gli impedisce di tradurre i propri sentimenti in parole. E’ incapace di concentrarsi sulle fisime della propria esistenza, distratto dalla miseria dei profughi albanesi siti al di là della porta a vetri, inquietato dalla brutalità di certi militari intolleranti.
Ma la corsa continua fluidamente nelle mani di un Kiarostami attento a calarsi in un milieu squisitamente italiano, stavolta per un tragitto più breve, ma solo in quanto a chilometri di percorrenza. Tutta l’arrogante e senile disperazione di una vedova obesa è resa alla perfezione dalla brava Silvana De Santis. Tragitto breve si diceva, ma appesantito da questa donna triste ed insoddisfatta, accompagnata da un ragazzo enigmatico che tratta malissimo e che durante il viaggio si imbatte in conflitti irrisolti del proprio passato. Quali? Kiarostami accenna, tratteggia, non spiega… il ragazzo arriva a Roma per ritrovare l’ex-ragazza del paese? Per un momento, nel percepire la velocità del treno l’anziana signora pensa al suicidio? Allo spettatore la decisione, il film si rimette alla sua sensibilità, alla sua immaginazione.
Con Loach assistiamo ad un forte momento di discontinuità nel prosieguo del film, se ne riconosce la scrittura e non solo per la giusta scelta di lasciare in lingua originale i dialoghi dei tre scozzesi che vanno ad assistere a Roma-Celtic. I tre stringono amicizia con un piccolo albanese che indossa la maglietta di Beckham, gli offrono dei sandwich, ma poi sospettano che abbia rubato il biglietto a uno di loro. Vero, ma non senza una valida ragione: ne aveva bisogno…che fare? E’ il Loach dei dissidi morali che li condurrà ad una fuga, in una Roma Termini tutta giallorossa.
Dal proto-melodramma di Olmi alla commedia di Loach, “Tickets” è il tentativo di guardare all’Europa, a quello che essa rappresenta oggi: terra di speranza per molti, realtà sconosciuta e rinnegata per altri. Ma “Tickets” è anche un viaggio attraverso un’Italia sclerotica, entropica, l’Italia dei telefonini dove si comunica male e poco.
Spesso questi esperimenti cinematografici a più mani lasciano perplessi, come è accaduto per il duo Antonioni-Wenders di Al di là delle nuvole; altre volte è un’ecatombe di geni, come in Tre passi nel delirio. In “Tickets” il contributo di ogni autore sembra si esalti senza fasti, ma con la sensazione di una reciproca consapevolezza nel lavorare ad un progetto comune, in cui a vincere è il gruppo e l’Europa che sarà (dato che si tratta di una co-produzione tra Italia, Gran Bretagna ed Iran). Al film si può obiettare di scorrere invano, di non condurre in alcun luogo, ma questa è un po’ la disgrazia (o la salvezza) della macchina-cinema. Ciò che conta è ciò che personalmente si investe nella visione, quanto lo sguardo dei personaggi riesca a riflettersi nel nostro sguardo. Come in un caleidoscopio, in cui è lecito sia perdersi in fantastiche figure, sia vedervi pezzi di vetro colorati accorpati a caso, così in “Tickets” è lecito intravedere il facile divertimento di tre registi, oppure, frammenti di esperienza che profondamente ci appartengono.
Titolo originale: Tickets
Nazione: Italia, Regno Unito
Anno: 2005
Genere: Drammatico
Durata: 115′
Regia: Abbas Kiarostami, Ken Loach, Ermanno Olmi
Cast: Valeria Bruni Tedeschi, Carlo Delle Piane, Martin Compston, Gary Maitland, Silvana De Santis, William Ruane, Klajdi Qorraj
Produzione: Medusa Produzione, Fandango, Sixteen Films Ltd.
Distribuzione: Medusa
Data di uscita: 25 Marzo 2005