Berlinale: “Zwischen Welten – Tra mondi diversi” di Feo Aladag

Martiri ed Eroi

Concorso
“Una società non ha possibilità di progresso se le donne non possono andare a scuola…” scrive Khaled Hosseini in Mille splendidi soli.
È per dare alle donne, ma anche ai ragazzi, la possibilità non solo di studiare, ma anche di sperare e di vivere, che oggi le truppe dell’ONU sono in Afghanistan e combattono a fianco degli oppositori dei Talebani.

Ma non è tutto così semplice. Il comandante afgano Haroon ricorda a Jesper, alla testa delle truppe tedesche di stanza nel suo villaggio, un detto del suo Paese: “Voi avete gli orologi. Noi abbiamo il tempo”.
Una frase tanto breve quanto significativa: non ci sono gli stessi criteri di giudizio, laggiù, non ci sono gli stessi valori e nemmeno, appunto, gli stessi tempi. E molte sono le domande, alcune per tutte “Perché siete qui, che cosa fate, che cosa portate?”.

La quarantaduenne regista austriaca Feo Aladag tra spunto dall’esperienza del contingente tedesco in quella terra martoriata ormai da decenni di guerra per ritrarre in questo film, con sensibilità e realismo, la situazione attuale e per tentare di spiegare gli intricati contrasti in cui si trovano a vivere e combattere i soldati occidentali.
Il giovane Tarik con la sorella Nala sono stati costretti, quando ancora erano bambini, ad assistere all’uccisione del loro padre accusato di “non stare dalla parte giusta”, quella dei talebani. Nemmeno loro stanno dalla parte giusta: Nala frequenta l’università e per questo è vituperata: “Tuo padre si vergognerebbe di te”. Ma lei ha il coraggio di rispondere a testa alta: “No, mio padre sarebbe orgoglioso di me, perché studio”. Anche Tarik studia, lingue straniere, e fa l’interprete per le truppe, anche lui dalla parte sbagliata. Ma non é solo interprete, è anche fragile tratto di unione tra due mondi: “Come potete parlare a noi di rispetto reciproco – traduce per l’afgano Haroon al tedesco Jesper – voi che venite nella nostra terra con panzer, elicotteri e fucili?”.

Quando Tarik cerca di portare la sorella via da casa, dove è minacciata, e di recarla al sicuro nel villaggio di Haaron, un’auto con sicari talebani raggiungono la loro motocicletta e sparano a Nala. Nel frattempo la base tedesca viene attaccata dai talebani e un collega di Jesper muore, proprio mentre lui si era allontanato per portare Nala in un ospedale militare, dove le salvano la vita.

La salvezza di Nala riaccende la speranza, lei conclude lo studio e con il fratello riprendono a credere nel futuro e a insegnare ai bambini. Ma, come dice la regista: “Nulla è mai del tutto positivo o negativo e in questa ambivalenza della realtà sta la difficoltà: è facile creare molte speranze, ma è poi difficile mantenerle”. Per Tarik la speranza e il futuro sono molto brevi: anche lui è condannato come il padre e la sua pallottola non tarda ad arrivare.
Ora la domanda dello spettatore, e del citadino, e del politico, dovrebbe essere: Quanti altri martiri e eroi dovranno esserci prima che ignoranza e fanatismo siano sconfitti?”.

Germany 2014, 103 min
German, English, Pashtu, Dari
DIRECTOR
Feo Aladag
CAST
Ronald Zehrfeld,
Mohsin Ahmady,
Saida Barmaki,
Abdul Salam Yosofzai,
Burghart Klausner,
Felix Kramer