La minuta norvegese con la grinta di un dio nordico Noomi Rapace, il regista pieno di fantasia Tommy Wirkola, il talento italiano del make-up artist Giannetto De Rossi e la lungimirante produttrice Raffaella De Laurentiis hanno presentato il thriller fantascientifico What Happened to Monday – Seven Sisters al Torino Film Festival.
La sovrappopolazione terrestre ha portato all’applicazione di una rigidissima politica del figlio unico su scala globale. Ma da anni, sette gemelle vivono in segreto in un appartamento, uscendo nel mondo una per ogni giorno della settimana, con la stessa identità.
Ufficio Stampa Torino Film festival

Raffaella De Laurentiis ha voluto espressamente Tommy Wirkola alla regia “Ho avuto con Tommy in meeting di tre ore. Quando è uscito dall’ufficio ho telefonato al distributore francese dicendo che io volevo lui. O loro mi sostenevano in questa scelta o mi sarei cercata altri finanziatori!”

Quando la De Laurentiis ha proposto il copione a Wirkola, i protagonisti erano 7 fratelli “Quando Raffaella mi ha proposto il copione – spiega Wirkola – ho subito pensato che sarebbero state più interessanti 7 sorelle. Perché 7 sorelle hanno un legame di sangue molto più forte. Ma ancora prima di questo perché volevo assolutamente Noomi Rapace come pratagonista”.
Noomi Rapace, che trova bellissimo il suono della lingua italiana, ha aggiunto che “Non poteva iniziare meglio. Tommy è venuto da me, dicendomi che mi voleva assolutamente, perché solo io avrei potuto interpretare sette sorelle. Ho letto il copione e mi sono subìto innamorata della storia che è così complessa ed è stata una sfida”.

Un anno di lavoro intorno alla scrivania “Abbiamo scritto tantissimo – continua Noomi Rapace – per sviluppare le sette personalità. Abbiamo cercato un equilibrio tra le varie individualità per non cadere nei cliché di stereotipi alla “Spice Girls” per intenderci. Ho scavato in me stessa, ho compiuto un viaggio introspettivo con le fasi che ho attraversato: la ribellione adolescenziale, il momento punk e quello mondano, … ”

Ogni personaggio è stato trattato come fosse il protagonista. In questo l’elemento che ha fatto la differenza è stato il talento italiano Giannetto De Rossi “Per prima cosa ho chiesto di vedere un primo piano dell’attrice protagonista. Come ho visto il viso di Noomi ho detto subito di sì! Perché è difficilissimo rappresentare sette sorelle in modo diverso. Se uno arriva e mi dice che ho fatto un bel trucco, allora non è stato un buon lavoro, perché il trucco non si deve vedere. Io non ho studiato 7 personaggi, ma 8, perché poi c’è la sorella che tutte impersonano, quella che a turno tutte impersonano per uscire di casa. Noomi Rapace era perfetta per tutte le modifiche. Un viso che si presta al cambiamento. E poi fatemelo dire: è la più grande attrice con cui ho lavorato. Sta ragazza qui si farebbe uccidere per lavorare. Dormiva due ore per notte, poi si svegliava e andava in palestra. A un certo punto ho dovuto fare il padre e obbligarla a dormire un po’ di più. E’ stato un lavoro molto difficile. Ma ce l’abbiamo fatto. Perché ognuno si innamora delle sette sorelle!”

Il film affronta un tema tragico. Ambientato in un futuro distopico, le risorse non bastano per la popolazione che aumenta a dismisura “L’umanità si troverà a dover affrontare scelte difficili – dice Wirkola – Penso al personaggio del mio film interpretato da Glenn Close. Il suo scopo è meritevole, ma i mezzi sono malvagi. Dovranno essere compiute scelte difficili. Si tratta di capire come compierle”.

Noomi Rapace è d’accordo con il regista “La situazione può solo peggiorare, se non si compiono scelte radicali. Io sono una norvegese che vive a Los Angeles per lavoro. E mi fa paura vedere le scelte e le negazioni davanti all’evidenza di esponenti politici. Mi fa paura vedere la rabbia della gente. La Norvegia è uno stato liberale dove l’estrema destra non ha nulla a confronto dei Republicani al potere in America. Spero che questa mia paura sia condivisa da altri americani per una svolta nel futuro”.

Foto Ufficio Stampa Torino Film Festival