Il primo cortometraggio dall’India per questa settima edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival è Dead End, per la regia di Rakesh Kumar. Il progetto è un amaro film di denuncia che affronta il problema della corruzione tra le forze dell’ordine in India che, protette da una generale omertà, perpetrano soprusi nei confronti dei civili restando impunite.
Gaurav e Atul sono due giovani studenti appena diciassettenni che decidono di festeggiare la fine di un esame con una bevuta e un giro in periferia. Dopo aver raggiunto un bordello, uno dei due ragazzi viene fermato da un poliziotto senza scrupoli che minaccia di sbatterlo in carcere per stupro se non obbedisce ad ogni sua richiesta. Il ragazzo si piegherà ai soprusi del poliziotto per giorni, fino a una tragica conclusione.
Un film di denuncia difficilmente può essere valutato come qualsiasi altro progetto, principalmente per via dell’obiettivo specifico che lo caratterizza: sensibilizzare il pubblico rispetto ad un problema. Anche per questo i problemi del corto, come ad esempio una struttura narrativa molto semplice o una sceneggiatura scarna, passano in secondo piano rispetto a un messaggio restituito allo spettatore in modo chiaro ed inequivocabile.
Per parlare di un problema così serio il regista non esita a servirsi di primi piani e dettagli crudi e di forte impatto per esprimere la gravità e la drammaticità delle vicende narrate. Un approccio semplice e allo stesso tempo diretto, quello per cui opta Kumar, è il metodo migliore per trasmettere con chiarezza un messaggio del genere.