51° esposizione internazionale d’arte di Venezia – “L’ESPERIENZA DELL’ARTE”

Viaggio nel labirinto dell’arte contemporanea

Delle due mostre collettive organizzate quest’anno alla 51° esposizione d’arte internazionale di Venezia, quella di María de Corral è riuscita ad attirare su di sé il maggior numero di pareri favorevoli, nonostante il gran numero di critiche che, come da copione, ha investito l’evento fin dai giorni della sua inaugurazione.

“L’esperienza dell’arte”, ospitata nelle 34 sale del Padiglione Italia nei Giardini della Biennale, presenta 42 artisti internazionali di diverse generazioni, “classici” dell’arte contemporanea accanto ad giovani esordienti. Si tratta di un percorso che tra dipinti, video ed installazioni, per la maggior parte realizzate appositamente per la Biennale, vuole rappresentare le varie tendenze dei linguaggi artistici contemporanei.
Un allestimento che ripercorre alcune delle tappe più significative della storia dell’arte recente, a partire dalla facciata del padiglione stesso, decorata Barbara Kruger, che quest’anno è stata insignita del Leone d’oro alla carriera. Un mosaico di frasi realizzate nei tre colori della nostra bandiera che contengono una critica graffiante al pensiero made in Usa.
L’atrio è dominato dalla grande scala al rovescio di Rachel Whiteread, e alle pareti trovano posto le altrettanto scenografiche fotografie di Thomas Ruff, che sfoca le immagini e le ricostruisce ingrandendo i pixel che le compongono.

Una prima sezione della mostra è costituita da cinque sale dedicate ad alcuni maestri viventi o scomparsi. Troviamo Francis Bacon, rappresentato da tre opere di grandi dimensioni, accanto a Thomas Schütte, vincitore del leone d’oro come miglior artista. Tranne nel caso dello scultore tedesco, è la pittura a trionfare: abbiamo le figure sofferenti di donna di Marlene Dumas, le tele di Philip Guston e Antoni Tàpies. Opere preziose che per un momento danno l’impressione di trovarsi in un museo.

Il resto del padiglione ha un allestimento più labirintico, che ben si accompagna alle intenzioni della curatrice, cha ha infatti dichiarato presentando il suo lavoro: “Mi piacerebbe che il percorso dell’arte fosse vissuto non come una storia compiuta ma come un processo definito in termini di relazione tra soggetti, forme, idee, spazi diversi, assomigliando esso più a un centro di sperimentazione che a un cumulo di certezze”.
Non bisogna quindi cercare per forza nell’esposizione, pur organizzata in modo pulito ed ordinato, un percorso lineare. Piuttosto è utile per il visitatore cercare di vederla come un intreccio di relazioni tra artisti, tecniche e correnti diverse, che sono accomunati dal fatto di essersi occupati di alcuni dei temi che caratterizzano il dibattito nelle nostre società, come la perdita dell’identità, la ri-definizione del corpo e la critica politica e sociale.

Nella complessità di linguaggi che caratterizzano l’arte contemporanea, la curatrice ha anche rinunciato a cercare di rappresentare equamente nazioni e correnti, preferendo lavorare, come lei stessa ha dichiarato, con artisti che aveva già incontrato nel corso della sua carriera. Scelta per la quale non le sono state risparmiate le critiche, specie da parte italiana, per il ruolo marginale giocato dai nostri artisti. Gli unici due presenti sono Monica Bonvicini, con l’installazione Don’t miss a sec, e Francesco Vezzoli, che con il suo grottesco Trailer for a remake of Gore Vidal’s Caligula, un finto spot in stile hollywoodiano con tanto di super divi d’oltreoceano, è riuscito a mandare su tutte le furie il ministro Bottiglione accostando perversione erotica e riferimenti sacri. Impegno politico o vuota provocazione?

In una Biennale subito definita femminista, non si capisce ancora se in senso positivo o negativo, non deve stupire la massiccia presenza di artista donne anche in questa mostra (massiccia per un evento del genere, ma ancora ben lontana dal pareggio). Oltre alla già citata Whitheread abbiamo le delicate geometrie di Agnes Martin, il corridoio profumato fatto da centinaia di bustine da the di Tania Bruguera, le installazioni di Barbara Kruger e Jenny Holzer. Il video è invece la tecnica privilegiata da Candice Breitz, che decontestualizza e reinterpreta alcune celebri sequenza cinematografiche, presentandole, divise per genere in Mother e Father.

Ma come abbiamo già detto, “L’esperienza dell’arte” è una mostra che non vuole trarre conclusioni e mettere ordine, per cui sarebbe riduttivo ricercare un filo conduttore tra tutti gli artisti presenti. Ciò che la rende interessante è proprio la diversità di approcci all’arte contemporanea, che si riscontra in opere di artisti già affermati come William Kentridge, Hernandez Pijuan e Bruce Nauman. La Biennale è una scatola, e dentro di essa possiamo ritrovare le esperienze più diverse. Una posizione questa che è stata ribadita da María de Corral anche venerdì 10 giugno durante l’inaugurazione ufficiale: “La storia della Biennale è fatta di illusioni condivise da molte persone – ha commentato – Questa è la scatola e il giardino dei sogni: benvenuti”.

51. Esposizione Internazionale d’Arte – Direttori: María de Corral – Rosa Martínez; Apertura al pubblico: 12 giugno – 6 novembre 2005; Sedi espositive: Giardini (chiuso il lunedì – escluso lunedì 13 giugno 2005); Arsenale (chiuso il martedì – escluso martedì 14 giugno 2005; Intero € 15; Ridotto € 12; Studenti/giovani € 8 (under 26 – studenti con tessera o libretto universitario) Formula Family € 34 (2 adulti + 2 under 14); Ufficio Stampa Arti visive
Tel. 041 5218846; Fax 041 2411407; info www.labiennale.org