Uno dei corti più interessanti presentati al concorso internazionale della settima edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival è sicuramente il progetto singaporiano-statunitense Freeze (Dong), seconda fatica della filmmaker Nelicia Low. La regista, che non riuscendo ad essere presente alla proiezione ha presentato però il suo lavoro attraverso un videomessaggio, ha precisato al pubblico che le sue vicende personali hanno avuto un ruolo fondamentale nella scrittura di Freeze, in cui la Low ha inserito diversi elementi autobiografici.

Il corto racconta la storia di una ragazza che si ritrova a vivere con un compagno spesso assente per motivi di lavoro e con il fratello autistico che, quando non canta, non risponde in altro modo se non che con dei “sì” privi di significato. Stremata da questa situazione, e incredibilmente bisognosa d’affetto, la protagonista si troverà costretta, nel finale del film, a liberarsi del fratello in un modo inaspettato per lo spettatore.

Di Freeze colpisce soprattutto il modo in cui la Low, che nel videomessaggio di presentazione spiega di avere lei stessa un fratello autistico, affronta il problema non tanto di chi da questa misteriosa malattia è affetto, ma di chi invece deve prendersi cura di chi è patologicamente incapace di comunicare affetto.

La visione della giovane regista può sembrare crudele e cinica, ma si tratta chiaramente di un’esasperazione di un problema più complesso con l’obbiettivo però di andare a trattare un altro tema altrettanto importante, ovvero quello della solitudine o, peggio ancora, della sensazione di non essere amati da chi ci sta attorno. I toni del corto non sono totalmente orientati al drammatico, anzi il modo in cui la Low utilizza una amarissima comicità per trattare temi così complessi denota un’originalità rara e più che apprezzabile per un cortometraggio indipendente.