Si può tornare alla normalità dopo un’immersione totale nella musica? È difficile, così come è difficile togliersi di dosso l’odore del repellente antizanzare o aspettare che ti passi quel fastidiosissimo acufene che ti è venuto all’orecchio sinistro perché eri troppo vicino al palco.

Sarò concisa: l’Home Festival è stata un’esperienza fantastica e, proprio perché tale, ho deciso di raccontarvela.

Ho seguito, giornalisticamente parlando, tutto il processo di preparazione del Festival: dall’annuncio dello stesso, alle conferenze stampa, al momento critico, accompagnato dalle inevitabili polemiche, in cui si era ritrattata la partecipazione di alcuni artisti per motivi, a dire dell’organizzazione, logistici.

Ho esultato quando hanno annunciato il nome di LP e, proprio per lei, ho richiesto che mi venisse rilasciato l’accredito. Non amo particolarmente le situazioni mondane né i festival musicali ma la tentazione di ascoltare una delle mie cantanti preferite a pochi passi da casa era troppo forte.

Ho saltato il primo giorno. Lo so, mea culpa, mi sono persa gli Editors ma, chiedo umilmente venia, non li conosco affatto.

Il secondo giorno, invece, mi sarei dovuta muovere alle 19 per andare ad ascoltare Laura Pergolizzi, meglio conosciuta come LP, appunto. Sorpresa, però: all’ora in cui sarei dovuta partire ha cominciato a diluviare. Non un diluvio qualsiasi: una bufera di grandine! Mi sono quindi riparata nella mia automobile con l’ansia che rinviassero l’evento. E infatti per un’ora circa, stando a quanto riferitomi da alcuni miei contatti che erano già in loco, i musicisti si sono fermati. Ma the show must go on e, una volta finita la tempesta, la musica ha ripreso il proprio corso. Così ho imbracciato la bicicletta che (non) uso da quando ho sedici anni e mi sono diretta verso il Parco San Giuliano di Mestre (VE). Piccolo consiglio: se, come me, non siete né atletici né sportivi, non azzardatevi a percorrere tutto il territorio di corsa. Dopo aver attraversato la rampa in salita che porta dritta all’ingresso mi sono sentita, per un attimo, Marco Pantani mentre staccava Pavel Tonkov durante la tappa bresciana del Giro d’Italia del 1998.

Tornando a noi: una volta giunta a destinazione ho legato la bicicletta ad un palo con un catenaccio, probabilmente risalente al 1870, che avevo temporaneamente sottratto ad un mio condomino e mi sono diretta verso l’entrata dell’evento. Dopo aver passato il controllo di sicurezza mi sono avviata all’Hero Stage, uno dei tre palchi del festival, per assistere al concerto del Diplomatico e il Collettivo Ninco Nanco. Non li conoscete? Beh, rimediate subito e andateli a cercare sui social: sono tremendamente bravi ed esplosivi dal vivo.

Successivamente, dopo aver raggiunto alcuni miei colleghi nell’area stampa, essermi bagnata i calzini dall’acqua stagnante sull’erba ed essere stata scambiata tre (ripeto: tre) volte per un’addetta ai lavori, mi sono avvicinata al main stage per assistere al concerto della mia beniamina. Con una bella birra fresca in una mano e la fotocamera nell’altra, posso asserire di aver vissuto il concerto più bello della mia vita. LP, una vera fuoriclasse, ha animato gli animi anche di chi era più scettico nei suoi confronti (se sei il mio collega e mi stai leggendo, sappi che sto parlando proprio di te, miscredente!). Durante l’esibizione di Laura il pubblico ha cantato, ballato, urlato e, infine, come la sottoscritta, si è commosso. È stato meraviglioso: un’esperienza semplicemente indimenticabile.

Purtroppo non ho fatto in tempo ad ascoltare Paul Kalkbrenner ma mi hanno confermato che ha spaccato. Sono tornata a casa, quindi, con il sellino della bicicletta bagnato dalla pioggia, la voce rauca e l’anima compressa dalla gioia.

Durante il terzo e ultimo giorno l’atmosfera era pervasa già di quella malinconia che ti assale quando sai che una cosa bella sta per finire. Ci ha pensato però Elettra Lamborghini a tirare su il morale delle moltissime persone che erano curiose di sentirla/vederla. Purtroppo non posso dare il mio personalissimo parere in quanto sono arrivata quando, ahimè, lei aveva già cantato. Peccato.

Ho ascoltato però Gué Pequeno, che onestamente non mi attirava neanche un po’. Devo ammettere, tuttavia, che sul palco è stato forte. Mi ha piacevolmente sorpreso Anastasio, il vincitore dell’ultima edizione di X Factor Italia: ha portato un po’ di sana cultura citando la novella di Verga Rosso Malpelo, sulla quale ci ha scritto una bellissima canzone. Ha tenuto inoltre un monologo rappato da brividi, in cui ha riversato la propria rabbia e la voglia di riscatto sociale. Tenetelo d’occhio: il ragazzo ha molto da dire e farà sicuramente strada.

Infine ho ballato fino allo stremo sulle note dei Boomdabash, orgoglio salentino e fiore all’occhiello di questa prima stagione di Home Venice. Eravamo io e due mie amiche che, scalmanate, ci muovevamo in una maniera vergognosa. Per un momento è stato bello risentirmi diciottenne.

Infine sono tornata a casa, sempre con la mia immancabile bicicletta rossa, sfinita ma con la voglia di godere nuovamente della buona musica.

Questa prima edizione di Home Venice, appena conclusasi, segna l’avvio di un progetto decennale che vedrà impegnati gli organizzatori di Home, il Comune di Venezia ed il suo braccio operativo VeLa SpA nello sviluppo dell’evento sia in termini artistici sia a livello di logistica e di integrazione con il territorio metropolitano. Il tutto grazie agli interventi in corso di realizzazione al Parco San Giuliano, che hanno gettato le basi per rendere disponibile un’area attrezzata per ospitare i grandi eventi internazionali.

Non ci resta che aspettare fiduciosi. Io, nel frattempo, mi compro un vero e proprio catenaccio per la bici.