Si inizia con qualcosa che ben conosciamo: Thriller, il videoclip musicale per eccellenza. In 3D. E così non l’avevamo mai visto. I mostri vogliono uscire dallo schermo; il pubblico, impotente, non è più al sicuro sulle poltroncine della sala. E’ il film nel film, visto decine di volte: il lupo mannaro. E poi Michael Jackson che esce dal cinema con la sua Ola, spaventata. E il cimitero, i mostri.

Il seguito è il “making of”: le ore di trucco, le (pericolose) lenti a contatto. Il ballo, le prove, le urla di paura (quella finale di Vincent Price, uno tra i più apprezzati attori horror dell’epoca). MJ è un bambino. Un bambino che si diverte con il suo giocattolo preferito: la musica. Ma che lo fa con una pazienza e una perizia incredibili. Vuole solo il meglio, e per quel video (il più caro fino ad allora) chiama John Landis.

Non sapeva che fosse il regista di The Blues Brothers. Di suo conosceva solo Un lupo mannaro americano a Londra, e gli bastava. Il risultato è la pietra angolare del videoclip musicale moderno: guardato, studiato e ristudiato dai musicisti di tutto il mondo. Un mini film, un cortometraggio, qualcosa di veramente “Unico”, come nei progetti di quella “strana coppia”.