Si sono concluse le repliche di Medea per strada, una produzione del Teatro dei Borgia, ideata da Gianpiero Borgia e interpretata da una favolosa Elena Cotugno. Lo spettacolo ha toccato Modena ed è stato inserito nella stagione del Teatro Storchi, ma la rappresentazione non si presta ad essere contenuta tra quattro pareti: abita la città.
Su un furgoncino scassato conosciamo la nostra protagonista: una ragazza normale, rumena, arrivata in Italia dieci anni fa. Medea è chiassosa, allegra e stabilisce un contatto immediato con i suoi sette compagni di viaggio: con candore ci racconta la sua infanzia a Bucarest, il successivo trasferimento a Cocora, il rapporto col padre e coi fratelli.
È facile identificarsi in una storia così semplice, banale. La sua piccola vita prende una direzione totalmente diversa il giorno in cui decide di abbandonare Cocora per trovare lavoro e costruirsi un futuro lontano, in Italia. Senza alcun auto-compatimento ma, anzi, con grande capacità di analisi, Medea ricorda la sua epopea, l’inizio di un viaggio da subito tragico. Ma non poteva prevedere quanto.
Lo straniero in Italia deve pagare un debito, che non ha origine in qualcosa che ha fatto, ma nello spazio che occupa. Che sia un furgone o l’asfalto della strada, poco importa. Tra i molti temi toccati, è quello dell’immigrazione il cuore della performance; l’immigrato è qui per partecipare alla nostra follia, quindi perché non portarla all’estremo, perché non essere folli fino in fondo. Così ci sfida Medea, che porterà la sua delusione e la sua rabbia a conseguenze estreme.
Altro tema centrale è quello della prostituzione: il racconto di Medea è il copione standard di tante ragazze arrivate in Italia dall’Est Europa, costrette a “lavorare” sulle nostre strade. Elena Cotugno è tanto credibile e coinvolgente anche perché ha affrontato diversi mesi di volontariato sul campo, a fianco di associazioni che si occupano proprio di queste donne. Sul furgone attraversiamo le strade di Modena e le vediamo: “ragazze coinvolte nella schiavitù, ingannate, deportate, violentate, picchiate, sfruttate, eppure sempre lì, al bordo della strada” (sono parole della stessa Cotugno). Il racconto di Medea è quindi definitivamente reale, è dentro il furgoncino ma anche fuori, nella città, sui marciapiedi che percorriamo quotidianamente.
Dopo lo spettacolo si torna a casa un po’ diversi, più consapevoli di questa realtà parallela che abbiamo scelto di ignorare. Merito di uno spettacolo perfettamente cesellato, costruito sui racconti di donne reali e che quindi non può che risultare altrettanto vero. Elena Cotugno tiene banco per quasi un’ora e mezza: stupisce, incanta, ci fa arrabbiare, ci fa vergognare. Plasma la rappresentazione sugli spettatori seduti accanto a lei, trasformando ogni replica in uno spettacolo nuovo; ci accompagna per mano alla scoperta della verità, mostrandoci come una clandestina dell’est possa trasformarsi da vittima in carnefice. Medea per strada è ora in scena a Bolzano, al Teatro La Ribalta.