Che avrebbe vinto si era capito quasi ancor prima dei preascolti. Marco Mengoni ha fatto e vinto un Festival impeccabile. Non ne ha sbagliata una, né artisticamente, né umanamente. Sempre umile, a volto scoperto (molti colleghi si sono presentati sempre in conferenza stampa con gli occhiali da sole), sincero e generoso, parlando al plurale (“all’Eurovision vorrei portare tutti”, ha dichiarato oggi in conferenza stampa), dedicando il premio alle colleghe escluse dalla cinquina finale e con una voce incredibile (incredibile: a volte saper cantare in un festival canoro può fare la differenza).
È questo forse il segreto del successo di Mengoni, che di certo non aveva bisogno della vetrina sanremese, avendo già la caratura del super ospite. Però siamo felici che abbia vinto lui, perché va bene la provocazione, va bene trasgredire, però è bello che a vincere siano artisti così, in controtendenza, “normali” ed educati.
Un festival che premia anche il beniamino dei giovanissimi, Lazza (secondo), e l’outsider Mr Rain (terzo), che col suo brano Supereroi ha cantato l’importanza del chiedere aiuto nei momenti difficili. Sta cambiando il vento, quindi? La fragilità (cantata da Mr Rain) e l’emotività (meravigliosa, di Mengoni) stanno tornando di moda? Noi speriamo davvero di sì.
E speriamo che il messaggio sia arrivato anche ai giovani che, stando ai dati, hanno seguito a milioni questa 73esima edizione del Festival (100 milioni i followers del profilo Rai su TikTok, aperto pochi giorni prima dell’inizio del Festival). La Rai gongola per gli incredibili risultati raggiunti dall’Amadeus-4: 10.721.000 gli spettatori in media per tutte le serate, oltre 12 milioni solo per la finale di ieri su Rai 1 e, su Rai Play, 2,6 milioni (diretta) e quasi 30 milioni (on demand); 50 i milioni di euro raccolti da Rai Pubblicità.
Tutti proiettati al 2024, quindi, con a capo – pare – ancora l’Ama nazionale, che rischia di fare la fine di Baudo. Ma del resto, con questi risultati, come potrebbe essere diversamente?