Esami comprati, domande concordate, dress code per passare un esame. Una vita universitaria impossibile in un Ateneo del Sud se non si è figli di, raccomandati o parenti della famiglia Mancuso (cioè di tutti i professori dell’Università) o di onorevoli.

Lo sa bene il figlio del Rettore (Luca Zingaretti), Roberto (Roberto Lipari) che arriva all’esame già con le risposte pronte a domande prestabilite.
Finché non incontra una studentessa russa in Erasmus. E per amore decide di denunciare il sistema di corruzione. Va via di casa, per opporsi al padre, e insieme a un gruppetto di nuovi amici, inventa una app per giudicare l’operato dei professori: TuttAppOsto.
Il potere in mano agli studenti. Ma il potere fa gola a molti. Anche agli insospettabili…
“Per anni sono stato studente universitario e ho vissuto la frustrazione di chi è incapace di ribellarsi ad un mondo di adulti che, piuttosto che vivere la funzione pubblica come servizio, la vive come centro di potere – racconta lo sceneggiatore Roberto Lipari – Quando abbiamo cominciato a lavorare a questo film, ci siamo quindi trovati davanti una storia già scritta, nelle nostre esperienze personali, in quella dei nostri amici e nelle pagine dei giornali, che ci hanno raccontato fatti di cronaca a cui ci siamo ispirati per creare il gruppo docenti della nostra immaginaria università corrotta (e neanche tanto immaginaria)”.

Tuttapposto vuole essere il ritratto allegorico di un intero Paese che basa tutto sulla raccomandazione – spiega il regista Gianni Costantino –  dove il concetto di meritocrazia è solo declamato ma non viene quasi mai messo in pratica. Vizi e comportamenti di “malcostume”  oramai radicati in noi italiani, convinti che tutto sia raggiungibile solo se c’è la classica “spintarella”.

TuttAppposto è una simpatica e semplice commedia. Un buon cast, con personaggi/macchiette, e situazioni buffe, rendono questa storia, scritta con garbo da chi ben conosce l’ambiente, una tragicomica cronaca universitaria.