Anche questa complessa ma avvincente edizione della mostra del cinema di Venezia è volta al termine con la cerimonia di premiazione di ieri sera. Noi inviati, visitatori e accreditati siamo già mangiati dalla malinconia, sappiamo che ci mancherà collegarci quotidianamente al deep web per tentare di prenotare un posto in sala e ci mancheranno i combattimenti corpo a corpo con le maschere e gli steward. Ciò nonostante la vita va avanti ed è giusto chiudere questa bella esperienza con un bel compendio di tutti i film e gli attori premiati, accompagnato da un breve commento personale da parte del sottoscritto. Leone d’Oro ad Audrey Diwan per L’événtment. A vincere il premio più ambito è stato un film che ha diviso la critica, firmato da una regista al suo secondo lungometraggio (nella foto) e incentrato sulla storia di una ragazza che cerca di abortire scontrandosi con le avversità della Francia degli anni ’50. Qualcuno potrebbe sindacare sul fatto che l’autrice sembra la commessa-capo di un negozio Sephora in cui gli affari vanno molto bene, ma sarebbe un commento sessista che nulla c’entra con il film. La pellicola è stata invece criticata per altri motivi, ovvero alcuni critici hanno trovato il tema poco attuale nonchè trattato in maniera troppo semplice e lineare. Io mi limito a dire che il tema dell’aborto un pochino attuale lo è, almeno da noi dove trovare un ginecologo non obiettore è più difficile che trovare un film senza Toni Servillo (che per altro in questo film fa un cameo, nel ruolo dello speculum). Leone d’argento a Jean Campion per The power of the dog. Si tratta di un film che, e ve lo voglio dire anche a costo di farvi dei pesanti spoiler, non contiene né cani né momenti particolarmente potenti. Questo simpatico Brokeback Mountain del discount ha ricevuto critiche miste, vale a dire critiche negative da chi l’ha visto veramente e critiche positive e/o neutre da chi evidentemente dormiva durante la proiezione ma ha voluto scrivere la recensione lo stesso per non far figure. Il premio speciale della giuria va invece a Michelangelo Frammartino per Il buco, film d’arte dai forti significati allegorici che mi sono divertito un sacco a far finta di aver capito per far colpo sulle anziane in coda fuori dalla sala Darsena. Il regista ha ringraziato tra gli altri la Calbria Film Commission, sia quelli in libertà che tutti gli altri membri del comitato. Leone d’argento – gran premio della giuria a Paolo Sorrentino per É stata la mano di Dio. Il regista partenopeo ha stupito tutti, giuria compresa, con un film molto più personale e molto meno onirico del solito. Neanche un cane che fuma con Posillipo sullo sfondo, neanche una scena con un cervo che cammina di notte sulla Casilina e poi guarda in camera e comincia a parlare con la voce di Silvio Orlando. Insolito per lui, ma ci stava. Il cineasta ha poi destato un po’ di preoccupazione per la propria salute quando, nel discorso di ringraziamento, si è ricordato di citare Maradona solo otto volte, facendo pensare ad un malore. Premio Mastroianni per il miglior attore emergente al giovane Filippo Scotti sempre per É stata la mano di Dio. Il semi-esordiente ha sorpreso pubblico e critica con una convincente interpretazione nel racconto di formazione firmato Sorrentino. Un po’ triste invece la scena a cui ho assistito fuori dalla Sala Grande, con Toni Servillo che cercava di convincere la giuria del fatto che Filippo Scotti in realtà non esiste, trattandosi invece della sua ennesima interpretazione straordinaria. Un po’ un peccato vederlo portato via dalla sicurezza al grido di “ve lo giuro, quello ero io! L’anno scorso ho fatto trecento giorni di set, datemi qualcosa, un orso d’argento, una volpe di bronzo, qualsiasi cosa vi prego”. Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a John Arcilla per On the job: the missing 8. L’attore filippino ha sbaragliato tutti con la sua performance in un intricato thriller politico di tre ore e mezza incentrato sulla corruzione di sindaci e politici nazionali nel suo paese d’origine. L’attore non era presente a Venezia per ritirare il premio, tuttavia ha mandato un videomessaggio dalle filippine in cui dice che i rapitori lo stanno trattando benissimo e afferma di avere cibo, acqua e medicine. E comunque in mattinata alla direzione è arrivato un suo orecchio in una busta quindi virtualmente al festival c’era anche lui. Coppa Volpi alla migliore interpretazione femminile a Penelope Cruz per Madres Parallelas. Su Penelope Cruz mi limito a dire una cosa: nel lontano 1980, un uomo sparò al presidente Ronald Reagan con il solo scopo di attirare l’attenzione dell’attrice Jodie Foster, di cui era invaghito. Ecco io non dico che farei mai un gesto estremo del genere, dato che sarebbe oltremodo criminale, però per Penelope Cruz un uovo a un sindaco di provincia lo lancerei. Del premio per la miglior sceneggiatura a Meggie Gyllenhaal non posso parlare perché, dopo un tweet in cui mi complimentavo per il bellissimo taglio alla Adriano Panatta con cui ha ritirato il premio, sono arrivate delle strane mail ai miei avvocati.