Concorso
Il womb, ventre, a cui il titolo si riferisce, può essere quello infertile di Shaleha, sposata a Bangas An, a cui però non può dare un figlio; oppure quello fertile di Mersila, seconda moglie di Bangas An, scelta appositamente per quello scopo. Può essere, infine, il ventre della terra, fertile per natura, ma reso infecondo dagli errori dell’uomo.
Un racconto quasi etnografico, quello di Mendoza, che vuole mostrare le contraddizioni di una cultura, quella di Tawi-Tawi, e più in generale quelle del mondo in cui viviamo.
Per ironia del destino, Shaleha è la levatrice del piccolo insediamento su palafitte in cui vive: assiste quindi con incredibile regolarità al miracolo che è la nascita di un figlio, e alla gioia che questa porta ai novelli genitori. Quasi come un costante reminder del fardello che deve portare. La sua decisione di trovare una seconda moglie per Bangas An ha il duplice scopo di evitare che lui la tradisca a sua insaputa e di dargli la gioia che un figlio, tradizionalmente un dono di Allah, porta e che lei non è stata in grado di fargli provare. La ricerca di una ragazza adatta, che troveranno in Marsila, porta lo sguardo di isola in isola, nel profondo della comunità di Tawi-Tawi, in una realtà che, a detta dello sceneggiatore Henry Burgos, è ancora sconosciuta alla maggior parte degli stessi filippini.
Assistiamo quindi alla preparazione e al rito matrimoniale tradizionale, così come alle costanti problematiche che la comunità deve affrontare, come le incursioni dei pirati. La sceneggiatura sembra quasi inesistente mentre la storia procede, con passo lento (fin troppo) e ampio respiro, verso il vero, tragico, sacrificio che Shaleha dovrà compiere: Mersila, infatti, ha esplicitamente richiesto a Bangas An, come condizione per il matrimonio, di ripudiare la prima moglie una volta dato alla luce il loro figlio. L’ultimo gesto di affetto matrimoniale di Shaleha sarà proprio quello di far nascere il primogenito che lei non è riuscita a concepire.
Nora Aunor ha dichiarato che Mendoza ha dato poche indicazioni su come girare le scene, lasciando gli attori liberi di esprimersi, di lasciar trapelare le loro emozioni e i loro sentimenti. La storia di Shaleha e Bangas An, inserita in un contesto più ampio, funge da espediente per raccontare una comunità con grandi potenzialità purtroppo non sfruttate, o sfruttate in modo sbagliato, condizione applicabile a molti paesi dei nostri giorni. Nel complesso Mendoza presenta un’opera profondamente lenta e riflessiva, quasi un documentario, che tramite l’utilizzo di una trama lieve, a tratti assente, porta alla luce uno spaccato di un mondo e una cultura quasi inesplorati.
Titolo originale: Sinapupunan
Nazione: Filippine
Anno: 2012
Genere: Drammatico
Durata: 100′
Regia: Brillante Mendoza
Cast: Nora Aunor, Bembol RoccoData di uscita: Venezia 2012