Lo and behold, reveries of the connected world (Lo and behold – Internet: il futuro è oggi in Italia), presentato alla Sundance Film Festival 2016, è il 13esimo documentario di Werner Herzog – per quanto limitato sia il distinguere tra fiction e non nella produzione del regista – il primo dei due in uscita quest’anno, poco prima di Into the Inferno, che verrà distribuito da Netflix.

Il documentario si concentra su internet, sul mondo che ha cambiato e soprattutto sul legame tra internet oggi e la società, su come essa dipenda dalla rete per quasi ogni cosa. Herzog ripercorre brevemente la storia delle origini della rete e della sua espansione, fino a una compenetrazione così profonda nel tessuto sociale.

Lo and behold, reveries of the connected world, segna il ritorno al documentario del prolifico regista bavarese dopo Into the abyss. Cinque anni inframmezzati soltanto dal non entusiasmante Queen of the desert. Ma se questo, segnato da una certa sperimentazione, aveva lasciato poco, con Lo and behold il risultato è completamente differente.

Lo and behold
Il primo computer ad utilizzare internet, il cui primo messaggio fu “LO” (come “Lo and behold”), iniziali della parola “login”, prima di andare in crash

Nella sua struttura il documentario è semplice. Non gioca con il mezzo, le nuove tecnologie o la dicotomia finzione/realtà (come gli ultimi documentari dell’autore), ma si limita alla sua funzione informativa con una divisione in dieci capitoli che affrontano i vari aspetti e ruoli di internet nella società moderna dividendoli per area di interesse. Non che si riduca a mera esposizione dei fatti senza un desiderio di scavare, di voler mettere a nudo le ambiguità del settore che si va a indagare, perché Herzog con furbizia e sottigliezza lascia trasparire i propri giudizi, o meglio suggerisce un’opinione, senza tuttavia insistere, lasciando, come suo solito, l’ultima parola allo spettatore.

Le varie interviste che Herzog conduce, intervenendo il meno possibile (per evidenziare qualche aspetto del discorso del suo interlocutore o smorzare la tensione con un po’ di umorismo) costituiscono il documentario nella sua totalità, riservando pochissimo spazio a quelle lunghe silenziose riprese che contraddistinguevano i primi documentari del regista. I suoi interlocutori sono per una metà scienziati o esperti e per l’altra metà persone comuni, che le capacità di internet hanno in qualche modo segnato. Herzog lascia trasparire un certo cinismo, evidenziando così come internet nel suo complesso sfugga alla comprensione di tutti, e che avere un’esperienza particolare può accecare la capacità di giudizio dell’individuo al punto da portarlo, ingenuamente, a definire la rete un’emanazione dell’Anticristo, per esempio.

Lo and behold 03
L’importanza della robotica: internet come una rete neurale

Ma il nostro non dedica troppo tempo all’individuo in sé, riservando solo un accenno all’argomento dei social network e poco più di cinque minuti all’ambito videoludico, senza trattare dunque i “temi sempreverde” dell’argomento (come con i pinguini in Encounters at the end of the world, per intenderci), preferendo concentrarsi sull’aspetto sociale. Il cuore del documentario è il rapporto tra rete e collettività, da strumentale a interdipendente. Ormai gli ipermercati devono ordinare i beni di prima necessità attraverso internet, a esso sono affidate un gran numero di informazioni, e su di esso si reggono sistemi scolastici, centri di ricerca, e via dicendo.

Herzog dedica svariati minuti all’utilità e all’aiuto che internet regala al particolare attraverso l’universale, grazie alla legge dei grandi numeri, o alla possibilità di interconnessione che garantisce. Ma allo stesso tempo non risparmia di raccontare come ha cambiato le persone nel tempo, regalando l’anonimato (o quantomeno la sua illusione) e soprattutto focalizzandosi sulle precarietà di questo sistema e su quanto la rete sia ormai indispensabile nella vita moderna.

In conclusione, Lo and behold, reveries of the connected world è un film che offre uno sguardo d’insieme sul mondo di oggi in uno dei suoi aspetti più importanti, riuscendo a connettere lo spettatore con ogni punto di vista, da quello del fondatore del sistema di rete moderno (caratterizzato ancora da un approccio fortemente ideologico), a quello dell’insegnante, dell’ingegnere, di uno degli hacker più famosi della storia, della gente comune. Si tratta di un documentario molto denso che ripaga la pazienza richiesta con un livello esorbitante di contenuti, rivolgendo al pubblico una serie di domande a cui non si possono dare risposte certe, stimolandone però la riflessione.

Titolo originale: Lo and behold, reveries of the connected world
Nazione: Germania, USA
Anno: 2016
Genere: Documentario
Durata: 109′
Regia: Werner Herzog

Cast: /

Data di uscita: Berlinale 2016

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