Fuori concorso
Un ragazzo con la sua bici, il suo zaino ed il suo sacco a pelo; pedala pedala pedala e ancora pedala. Dove sta andando? Da cosa sta scappando?
Il ragazzo in questione scappa dalla grande città, da Tokio; scappa dal corpo della madre, che giace a terra colpito a morte da un mazza da baseball che è proprio la sua, quella del ragazzo che scappa, ed anche le braccia che hanno perpretrato questa tragedia sono le sue; scappa dalle pressioni di una società che lo asfissia, lo soffoca, che lo vorrebbe migliore di quanto non sia, lo vorrebe più bravo a scuola, vorrebbe che in quel nono ed ultimo inning, sulla parità, con le basi piene, lui non fosse inciampato dopo aver battuto. Ma la vita è così, si sbaglia, e se mi volete mi accettate così, per quello che sono; e siccome non lo fate io scappo; scappo verso una meta che non so quale sia; scappo senza mai guardarmi indietro, anche se i sensi di colpa per mia madre mi divorano; scappo e non vi preoccupate, io indietro non ci torno più.
Sembra dire questo, Wakamatsu, regista di questo bel film per cui si prova una grande simpatia, nel senso greco del termine di condivisione di una tonalità emotiva. Ed immerge questi discorsi in paesaggi di una bellezza tanto stordente quanto solitaria e sconsolata, in piena sintonia con l’anima del ragazzo, lacerata per i sensi di colpa e ferita dal trattamento che la società gli riserva; i ragazzi in Giappone vengono addestrati per essere bravi schiavi, e se qualcuno va fuori di testa onestamente nessuno lo biasima più di tanto: un elemento fallace è più normale che sia presente nel sistema, nel grande organismo/società. E proprio come gli organismi, le società, quando queste cellule sono indesiderate, poichè fuori dal coro, vengono rigettate. I giovani giapponesi lo sanno, e lo accettano perchè è l’unica realtà che conoscono. Ma sanno che prima o poi usciranno di testa, lo danno per scontato e per prossimo a venire.
Un film che fa riflettere, e che appassionerebbe le persone interessate alla cultura giapponese, ed allo stato di crisi in cui versa l’organizzazione societaria di questo paese (da applausi e molto commovente il lungo monologo del vecchio reduce, che sembra quasi consolare il ragazzo per il fatto che si trovi a vivere la propria gioventù di questi tempi).
p.s. Per gli appasionati ecco una chicca imperdibile: il geniale cantautore che con le sue sgangherate canzoni accompagna il viaggio del ragazzo è Kazuki Tomokawa, lo stesso che intrattiene il viaggio (che però è leggermente di un altro tipo) del sanguinario protagonista di “Izo” del fenomenale Takeshi Miike, visto tra l’altro alla 61 Mostra di Venezia.
CYCLE CHRONICLES
Giappone, 2004, 35mm, 90′, col.
regia, soggetto, produttore/director, story, producer Wakamatsu Koji
sceneggiatura/screenplay Yamada Takayuki, Shima Toshiki, Deguchi Deru
interpreti/cast Emoto Tasuku, Hariu Ichiro, Seki Etsuki
produzione/production Shima Films