È calato il sipario da pochi giorni sul 65° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico, sul palcoscenico palladiano dal 21 settembre al 27 ottobre scorsi, con la direzione artistica di Eimuntas Nekrosius, ed è già tempo di primi bilanci. La rassegna, un ciclo di 6 spettacoli, una prima mondiale e molti allestimenti site specific, per un totale di 15 repliche, ha segnato in modo concreto e indelebile l’espressione che ha caratterizzato l’idea forte di “Vicenza teatro del mondo”.
Una serie di eventi teatrali memorabili ha caratterizzato il calendario: la prima mondiale del Paradiso tratto dalla Divina Commedia di Dante, dal 21 al 25 settembre, regia di Eimuntas Nekrosius, critica e pubblico entusiasti; a seguire l’originale versione de La storia Antigone. Favola in musica per cornacchie, cani selvatici, maledizioni, tiranni, sepolcri & fanciulle in fiore, per la regia di Roberto Tarasco. Ancora una forte, fortissima presenza scenica al femminile con MeDea, lettura-concerto di Emma Dante; a seguire Fedra. An Impression, firmata da Tauras Cizas, sicuramente la meno felice delle proposte del cartellone. Quasi in conclusione la rassegna ha proposto Lettere a Lucilio di Seneca, spettacolo-restituzione frutto del workshop teatrale che il grande regista lituano ha condotto con un gruppo di 17 attori italiani di cinema e televisione. Grandissima, come l’apertura, anche la conclusione del 65° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico, con Caligula di Albert Camus, realizzato da Nekrosius con il Teatro delle Nazioni di Mosca, presentato nell’estate 2011 al FestiVAI di Villa Adriana a Tivoli e appositamente riallestito per il Teatro Olimpico.
Un programma di grandi spettacoli, come già detto, che hanno riaperto in modo forte e dialettico la discussione sul significato di rileggere e ripensare i classici, soprattutto, in un teatro unico come l’Olimpico, sicuramente una “nuova frontiera” nel rapporto con la messa in scena e lo spazio della rappresentazione, nella storia del più antico teatro coperto del mondo.
“Era certamente una scommessa l’idea di un cambiamento così radicale nell’impostazione degli Spettacoli Classici in Olimpico. E, prima ancora, era una scommessa ripensare ciò che è classico e che come tale può esser rappresentato in questo nostro teatro, simbolo della classicità in epoca moderna. Ma ciò che mi ha davvero colpito è stato il vedere finalmente la scena olimpica protagonista di scelte registiche creative ma, al contempo, rispettose dell’unicità del nostro teatro-monumento. È dunque con immenso piacere che ora si può dire come la nostra fiducia in Nekrosius fosse ben riposta e che la scommessa sia ora più che mai vinta” come ci ricorda l’Assessore alla Cultura del Comune di Vicenza Francesca Lazzari.
Un bilancio dunque sicuramente positivo sul fronte dei contenuti e del dibattito culturale, che premia le scelte di un’Amministrazione che ha saputo investire in un progetto innovativo, in grado di destrutturare le forme canoniche della rappresentazione, rianimare il dibattito (che sembrava ormai spento) sul teatro e portare all’Olimpico nuove e più giovani fasce di pubblico. Felice anche la scelta di avere affidato alla Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza la gestione operativa dell’operazione (promozione, comunicazione, assistenza al casting e alla produzione, aspetti tecnici e logistici), che ha saputo garantire un funzionamento ottimale della “macchina teatrale”, ricevendo il plauso dei registi e degli attori che si sono succeduti sul palcoscenico del gioiello palladiano.
Può ritenersi un bilancio estremamente positivo anche sul fronte degli spettatori (con un tutto esaurito praticamente in tutte le date degli spettacoli e delle repliche) e per il gradimento del pubbllco (tranne qualche rarissima eccezione): sono stati 5.570 gli spettatori che hanno assistito alle rappresentazioni della rassegna, una cifra che ha superato ogni più rosea aspettativa; molto positiva l’accoglienza della critica e da segnalare la presenza a Vicenza di un numero ragguardevole di giornalisti della stampa nazionale.
Un pubblico soddisfatto, consapevole delle scelte (andare all’Olimpico per vedere qualcosa di totalmente diverso rispetto alle stagioni precedenti, andare a teatro non solo per partecipare all’evento teatrale-mondano), ma anche un pubblico sicuramente più giovane, rispetto all’età media dei frequentatori abituali del teatro. Un’ottima risposta ha ottenuto infatti l’operazione di partnership con alcune scuole di Vicenza e provincia (vi hanno aderito 30 Istituti secondari superiori) che ha dato la possibilità di vivere l’esperienza del teatro ad oltre 600 studenti (da ricordare anche la replica mattutina dell’Antigone che ha registrato immediatamente il tutto esaurito).
Un progetto culturale di grande coerenza e spessore, segnali forti di innovazione e discontinuità rispetto al passato hanno caratterizzato il 65° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico, la cui denominazione, voluta proprio da Eimuntas Nekrosius, affascinato dall’epigrafe virgiliana presente nel pannello centrale del proscenio della scena scamozziana, è stata “Hoc Opus Hic Labor Est”, questa è l’opera, questa la fatica.
Una citazione classica, ancora una volta attualissima, a testimoniare l’impegno di quanti hanno contribuito, con fatica e determinazione, alla riuscita dell’operazione e al superamento di questa sfida per Vicenza e la sua Amministrazione.
Il 65° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico, è stato promosso dal Comune di Vicenza, Assessorato alla Cultura in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, realizzato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona, con il sostegno di Unicredit e di Trivellato spa e in collaborazione con Il Giornale di Vicenza per la Cultura.
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