“Don Giovanni” di Wolfgang Amadeus Mozart

Don Giovanni ebbro e vittima della sua stessa vita

Saltata la prima dell’opera alla Fenice in protesta contro il nuovo decreto sulle Fondazioni liriche varato dal Governo, la prima compagnia di canto ha debuttato giovedì 20 maggio.

Don Giovanni padrone di se stesso. Ovvio, lo dice già Molière.
Don Giovanni padrone anche di tutti gli altri.
Don Giovanni vittima delle donne.

Soggiogatore e soggiogato. Schiavo della propria condotta. Insensibile all’etica, ma esaltato da una voglia di vivere estrema.
Don Giovanni è colui che può tutto, è un immortale secondo Damiano Michieletto, regista, ma soprattutto attento lettore e curatore di una tradizione, che, data la vastità, potrebbe portare ad obnubilare una visione di un personaggio a dir poco controverso.
Una lettura piuttosto audace, che coniuga quella altrettanto particolare del concertatore Antonello Manacorda e che meglio non poteva assecondare il cast di giovani perfettamente amalgamato che la Fenice ha saputo assemblare.

Michieletto sa bene che il Don Giovanni di Da Ponte è in debito con la tradizione precedente, ma tenta, e si dimostra un grande regista, di sanare quelle piccole inverosimiglianze che il libretto porta con sé. Finalmente un commendatore che a poche ore dalla sua morte non è già un convitato di pietra, ma riposa nella sua bara in attesa della chiusura. E finalmente un’altra visione della solita cena, con Elvira prima ed il commendatore poi, a reclamare una redenzione che non può esserci. Don Giovanni “mangia” le donne, è eros sublimato allo stato puro, ed Elvira è libera di rifiutare, ma certamente non è convinta di fare una morale.
Intuitivo e a tratti geniale Michieletto imposta un impianto scenico perfetto per la sua visione di Don Giovanni: un non luogo, non definito temporalmente. Stanze tutte uguali, ma tutte diverse che si muovono vorticosamente, come i pensieri nella testa dei personaggi.

Don Giovanni quindi è anche vittima delle donne: Elvira non gli concede un minuto di tregua, forsennata e disperatamente bramosa per un’esclusività di rapporto a cui non crede nemmeno lei. L’immagine di innocente che sacrifica il suo amore, cogliendo don Giovanni sul fatto per salvare altre donne, in primis una Zerlina tutt’altro che convinta di voler essere salvata, è solo accennata in favore di una livida e isterica ricerca di colmare il vuoto che le ha lasciato l’unico uomo che ha saputo realmente e brevemente amarla.

Anna, se possibile, pare ancora più scontrosa ed insofferente all’inetto Ottavio, rifiutando categoricamente la vicinanza, così come Zerlina, che di contadino ha solo l’aspetto, e che niente sembra avvicinare al predestinato Masetto. È emblematica l’aria “Vedrai carino”: il balsamo di Zerlina non sarebbe certo per il suo innamorato, ma per chi le ha rapito il cuore con uno sguardo e con una sfrontatezza alla quale non si oppone, ma che anzi ricerca avidamente.

Leporello è la figura invece che più ha commosso. Apparentemente servo vicino e in qual modo fedele a Don Giovanni, risulta essere quanto di più opposto possa esserci al suo padrone. Inadatto al ruolo che ricopre, e ben conscio del proprio limite, non riesce a dialogare con Don Giovanni, chiudendosi in una disperazione tragica, al limite dell’autismo e della schizofrenia. Alex Esposito in questo caso non è solamente un gran cantante, ma è anche un perfetto attore.

Manacorda alla guida di un’orchestra dai ranghi ridotti, asciuga e drammatizza la partitura nei momenti più acuti, a tratti sfiorando anch’egli un senso di nevrastenia. Personalissima, e molto in sintonia con la regia, la lettura e la scelta di tempi e il fraseggio sottilmente curato.
Gli interpreti sono da lodare in toto, citando, ma non volendo far torto agli altri, il bellissimo, anche fisicamente Don Giovanni di Markus Werba e l’Elvira di Carmela Remigio, forse anche migliore della sua storica Anna.

Finale aperto a più interpretazioni ed è un ulteriore segnale dell’immortalità del più grande eroe agnostico della storia della musica e della letteratura.

Don Giovanni
dramma giocoso in due atti KV 527 – libretto di Lorenzo Da Ponte dal dramma El burlador de Se villa y convidado de pietra di Tirso de Molina attraverso il libretto Don Giovanni o sia Il convitato di pietra di Giovanni Bertati – musica di Wolfgang Amadeus Mozart
personaggi e interpreti principali: Don Giovanni Markus Werba – Donna Anna Aleksandra Kurzak – Don Ottavio Marlin Miller – Donna Elvira Carmela Remigio –
Leporello Alex Esposito – Masetto Borja Quiza –
Zerlina Irina Kyriakidou – Commendatore Attila Jun
maestro concertatore e direttore Antonello Manacorda –
regia Damiano Michieletto – scene Paolo Fantin – costumi Carla Teti – regia video Luca Scarzella
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice – maestro del Coro Claudio Marino Moretti
nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
durata dello spettacolo 3 ore e 5 min.
www.teatrolafenice.it