La Migliore Offerta è la storia di Virgil, un banditore d’asta, uomo meticolosamente ritroso, collezionista scrupoloso. Un giorno tutta la sua vita viene messa in discussione dalla telefonata di una donna, che gli chiede di valutare gli antichi oggetti della sua villa. Le manie di Virgil e il mistero che si cela dietro questa donna daranno il via a una partita a scacchi tesa ed avvincente.
Abbiamo incontrato Giuseppe Tornatore in occasione dell’uscita in DVD e Blu-ray del suo ultimo film La Migliore Offerta.
Una storia semplice dalla trama intricata, una storia complessa e appassionante, La Migliore Offerta è stato candidato a 13 David di Donatello “e ne sono onorato, moltissimo – ci ha detto il Maestro – sono felice, anche se il miglior successo è quello ottenuto dal film nei cinema.”
Lei è stato non solo il regista, ma anche lo sceneggiatore. Come è nata questa storia?
“La storia di questo film è molto lunga. E’ anche colpa del mio metodo: amo incubare le idee che mi piacciono. E poi quando mi convinco faccio il film.
È dal 1984 che sto lavorando a questo progetto, certo ho fatto altro nel frattempo…
Mi piace pensare a lungo alle storie. Se poi dopo un certo tempo non ci penso più allora vuol dire che era solo infatuazione. Se invece continuo a ragionarci allora significa che il materiale è buono. Comunque, più tempo impiego a pensare alla storia, meno tempo impiego poi per scriverla.”
Quando ha capito che era arrivato il momento giusto?
“All’inizio avevo un personaggio, ma non mi piaceva il contesto. Un giorno mi sono imbattuto in un’altra storia, ma non mi convincevano i protagonisti. È successo che mi è capitato di far combaciare le due storie unendo elementi di una e dell’altra; e così è nata La Migliore Offerta dove i personaggi si nutrono di due storie.”
Sono nati così tutti i suoi film?
“Sì. Di solito quando devo andare dai Produttori mi porto dietro sempre tre o quattro storie che mi piacciono, poi loro scelgono.”
Il protagonista è un banditore d’asta. Conosceva già questo mondo prima della lavorazione del film?
“No. E’ successo che a un certo punto ho iniziato a ricevere ogni mese cataloghi di aste, per altro non richiesti. E ho iniziato a leggerli e sono rimasto incuriosito dal linguaggio che usavano per descrivere le opere. Sono andato allora a vedere dal vivo come si svolgevano. Così la figura del banditore d’asta mi ha incuriosito e mi sono accorto che non mi ricordavo di nessun film che affrontasse di petto una storia con protagonista un personaggio che avesse una professione simile.”
Lei come descriverebbe questo film, cioè in che genere lo incorpora?
“E’ un film in equilibrio tra la storia d’amore e il tessuto narrativo del noir, del thriller, ma dove non ci sono morti, non ci sono assassini, non c’è un commissario.
C’è una struttura drammaturgica che allinea il genere thriller allo svilupparsi della storia d’amore.”
Come mai ha scelto un cast di attori straniero?
“Perché nessuno me lo chiede mai per Baaria? – dice ridendo – Perché non lo vedevo come un film italiano, cioè con caratteristiche italiane. Cerco sempre di essere coerente con quello che la storia mi chiede. E mentre scrivevo il personaggio del protagonista avevo in mente fin da subito Geoffrey Rush. Per il resto del cast ho fatto dei provini.”
Il protagonista vive di ossessioni, Giuseppe Tornatore ne ha qualcuna?
“No, direi di no.
Fare cinema è stare attento a quello che ti circonda. Non ho tic o manie. Sono solo superstizioso, ci sono cose sulle quali non transigo: mai arrivare su un mio set vestiti di viola!”
Foto a cura di Romina Greggio Copyright © NonSoloCinema.com – Romina Greggio