Il giorno del matrimonio con Teresa (Valentina Cervi), il giovane Tonino (Michele Venitucci) decide di mandare tutto a monte per scappare con la cugina di Teresa, Maddalena (Violante Placido), che ama davvero. Teresa, ossessivamente insoddisfatta del suo aspetto fisico e travolta dalla rabbia e dalla gelosia per la bellissima cugina Maddalena, presa da una furia incontrollabile, decide di ricorrere agli artifici di una fattucchiera per arrivare al giovane. Proprio il figlio della fattucchiera, il giovane barbiere Angelantonio (Sergio Rubini) , seguendo le ricette della madre, prima riuscirà ad esaudire le richieste di Teresa e poi sbroglierà, a modo suo, la situazione…
Presentato a settembre 2002 alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione “Controcorrente”, con consensi da parte di critici e pubblico, ma poi bloccato, come “My name is Tanino” di Virzì, dalle difficoltà finanziarie di Cecchi Gori, è uscito nelle sale il sesto lungometraggio di Sergio Rubini.
Rubini continua sulla scia del precedente “Tutto l’amore che c’è” sia per quanto riguarda le caratteristiche dei protagonisti, giovani alle prese con le loro passioni amorose e regole familiari immutabili nel tempo, sia per il legame con la sua terra, ambientando le vicende in una Puglia solare e luminosa (la fotografia accecante di Carrera ricorda quella di Petriccione in Io non ho paura).
Con quest’ultimo film Rubini, però, decide di azzardare di più e va oltre il semplice raccontare con sentimento storie locali; in questo caso infatti ci troviamo di fronte ad una fiaba, un racconto sospeso sul filo del fantastico, una storia popolare intrinseca di magia. Gli elementi folkloristici e i rituali locali sono il vero leitmotiv del film che procede grazie a riti magici, intrugli misteriosi, formule propiziatorie e fattucchiere che disegnano sullo schermo immagini, luci e profumi che sembrano uscire dalle pagine dell’antropologo De Martino. E’ il Mezzogiorno, nel quale resistono echi antichi di remote magie, il protagonista di questa favola. Un Mezzogiorno presente più che mai, in questo momento, nella cinematografia nazionale grazie anche alle opere di Winspeare (Pizzicata, Sangue Vivo, Il miracolo), Piva (LaCapagira, Mio Cognato), Salvatores (Io non ho paura).
Gli abili giochi di regia e le musiche appropriate alimentano sensazioni, immagini e suggestioni tendendo all’onirico. Come in Mulholland Drive di Lynch, è la figura del doppio/contrario a caratterizzare lo svolgimento della narrazione in un gioco di rimandi e d’identità che si scambiano e che le due giovani attrici, le convincenti Violante Placido e Valentina Cervi, sono abili a gestire. Una bionda, bellissima, spensierata e pura, l’altra bruna, cupa, diabolica e nevrotica.
Rubini si ritaglia un personaggio solo apparentemente marginale: Angelantonio, un barbiere imbroglione ed eternamente figlio che fa da tramite tra le due ragazze ed il ragazzo (il bravo Michele Venitucci, già con Rubini in Tutto l’amore che c’è). Barbiere non a caso. Il film ci suggerisce infatti, come sottolinea la scena finale, che vede il barbiere alle prese con un taglio di capelli, che, anche se è possibile modificare più o meno drasticamente il proprio aspetto fisico, ciò che conta è qualcos’altro: il vero amore più forte di ogni altra cosa e che va oltre le apparenze, grazie a percezioni che permangono indipendentemente dall’aspetto.
Il film conferma un ulteriore passo avanti di Rubini, che ormai si sta affermando nel panorama italiano non solo come ottimo attore ma anche come valido regista.
Titolo originale: L’anima gemella
Nazione: Italia
Anno: 2002
Genere: Commedia
Durata: 96′
Regia: Sergio Rubini
Sito ufficiale: www.lanimagemella.it
Cast: Valentina Cervi, Violante Placido, Sergio Rubini
Produzione: Cecchi-Gori Group
Distribuzione: Cecchi-Gori/Medusa
Uscita prevista: Settembre 2002 (Festival di Venezia)
11 Aprile 2003 (cinema)