Dal capolavoro del ‘62 di Burgess, o dall’occhio incantatore di Kubrick, Latte + è l’Arancia meccanica della Compagnia dei teatri possibili: una ricostruzione che rivede la vicenda e provvede ad arricchirla di spunti inediti e risvolti comici.
Non ha ancora finito di dire ciò che aveva da dire “A clockwrok orange”, ormai un classico della letteratura occidentale, scritto da Anthony Burgess nel 1962, portato al successo grazie alla pellicola del 1977 di Stanley Kubrick ed ora salito sulle scene del Teatro Libero, a Milano, dove vi resterà dal 2 al 14 Novembre.
“Latte +” è un progetto ambizioso e bizzarro che legge spunti nuovi tra le righe del romanzo e non si limita a riportarlo, ma gli conferisce una modulazione ironica o ne mette in ridicolo alcuni dei personaggi, un po’ come vuole l’occhio di Alex, il protagonista. Molte volte il tentativo è brillante e ben riuscito, il pubblico dimostra di apprezzare; in alcune scene però si forza la mano, per sfociare nella parodia, che forse risulta goffa al cospetto dei temi trattati.
Ma lo spettacolo nel complesso e’ una sperimentazione intelligente, dalle grandi potenzialità espressive, frutto del lavoro di un giovane regista, Andrea Lisco, che lo ha pensato nel 2002 a partire da una riscrittura originale di Raffaella Fontana e lo ha imbastito in modo interessante di visioni pittoriche (un’inaspettata ultima cena apre la scena della redenzione di Alex), rispettando pienamente il linguaggio del romanzo, che credo si presti molto alla recitazione, offrendole accenti piacevolissimi.
Molto contestata la rinuncia alla musica di Beethoven, che nell’immaginario comune si lega indissolubilmente alle sorti di Arancia Meccanica: la scelta è ricaduta infatti su pezzi di musica leggera, i temi portanti erano dei Pink Floid: una scelta felice, invece, perchè non solo caratterizza e differenzia questa rappresentazione dalle precedenti, ma soprattutto perché vi si sposa perfettamente. Tra l’altro oggi quel dibattito, che si chiedeva come la musica celestiale di Ludovico (Van Beetowen) potesse appartenere ad un uomo malvagio, è un po’ decaduto ed al fatto che le note, di Beethoven o dei Pink Floid, sublimino della super-violenza, nessuno ci fa più troppo caso.
Ancora interessante è invece la questione della scelta, ossia del libero arbitrio, quello al quale Alex deve rinunciare per tornare in libertà; il trattamento cui lo Stato decide di sottoporlo gli vieterà per sempre di praticare l’ amata violenza, procurandogli nausea e dolori al solo pensiero di reagire ad una provocazione, ma Alex resta ancorato alla sua natura, la malvagità, e per trattarne il regista si è ispirato ad un saggio di Eric Fromm in cui si distingue l’istinto di difesa, animale, dall’attacco, che appartiene all’uomo e che è una passione, al pari dell’arte ed in questo caso della musica. Ci si chiede se è più bella la crudeltà o la bontà imposta… e in una scena i colpi sferzati alle vittime diventano un elegante balletto: cosicché Arancia Meccanica da la risposta, nasce o con essa ci si accorge dell’esistenza di un estetica della violenza.
Nel rispetto dello sguardo edonistico del personaggio, anche la scenografia (di Katia Vitali) ha un certo stile, pannelli bianchi ed obliqui, di volta in volta spostati per ricreare gli spazi, fondo nero e luci surreali. Cambi di scena fluidi, video proiezioni e suoni ben orchestrati (a cura di Alberto Finizio). Bravi anche gli attori. Il protagonista impeccabile e di talento è Daniele Ornatelli; la recitazione di Robin Scheller (nei ruoli dell’ispettore e del prete) è intensa e molto espressiva.
LATTE+
Teatri Possibili ESPerimenti
Progetto e regia di Andrea LiscoOrario Spattacoli: tutti i giorni ore 21 – domenica ore 16
Infotel e prenotazioni: tel. 02.8323126
Infoweb e acquisto online:
www.teatrolibero.it
Email: biglietteria@teatrolibero.it