La nostalgia, l’amore per la vita, l’amicizia sono l’humus ideale di un libro di liriche, nel segno del cinema. E’ un libro all’apparenza esile, che vive di semplici armonie. In copertina una immagine mutuata da “La dolce vita” di Fellini. Ma solo aprendolo, sfogliandone le prime liriche, ci si accorge di essere al cospetto di versi pregnanti, ricchi di ponderatezza ed intrisi di nostalgia.
Una nostalgia che si tinge di tenerezza e talvolta ha il sapore amaro di un film neorealista. Si tratta del libro “Oltre il sipario”, opera prima di Vittorio Squillante che pur non giovanissimo conserva la freschezza di un bambino, anche se parla di esperienze e talvolta di dolori. Un fanciullino che pascolianamente guarda al passato non senza aver offerto una giusta circospetta analisi, mediante la funzione tipica del verso, quando si colora dolcemente dei ricordi, del “ridare al cuore”. Il libro è una creatura della potentina “Editrice Ermes”, diretta da Lucio Attorre, il quale ha creduto nei versi di questo autore. Un linguaggio che sa essere popolare (specie quando adotta la lingua napoletana, sua radice e simbiosi), e al tempo stesso intimista.
Squillante è uomo di cinema e al cinema (che lo scrive in maiuscolo) dedica la bellissima lirica “Il mercato dei sogni” che sembra il titolo di un film, asserendo (in lingua madre) “O’ Cinema è nu mercato ‘e suonne / e chi cchiù sonna, meglio ‘o sape fa / basta ‘na bella storia, e a mano ca to fa…..” Scrive in un napoletano leggibile e per questo godibilissimo, sembra di guardare immagini di una Italia in bianco e nero, che sa di commedia come di tristi emigrazioni. Ed un lieve ilare ricordo di Massimo Troisi e degli amici di sempre, con la pacata rilettura di una vita dedicata a quel mondo magico e controverso, che solo un uomo di cinema sa fare. Il cinema è infatti la sua vita, svolge attività di procuratore per i maggiori attori italiani ed americani; l’elenco sarebbe lunghissimo: basti citare Joe Pesci o la bellissima Mira Sorvino o il premio Oscar Farid Murray Abraham (il Salieri di “Amadeus” diretto da Milos Forman); mentre in Italia fra registi ed attori citeremmo un nome per tutti: quello di Giancarlo Giannini.
Il grande attore spezino gli dedica, infatti, una prefazione esemplare per la sua semplicità, rileggendone una dicotomia umana: legge il poeta che dialoga con la propria interiorità, e legge l’uomo ricco di esperienze fra le più rare. Affiora, certamente, in Giannini un affetto profondo verso Squillante specie quando scrive: “…Le sue liriche, insomma, disegnano l’ombra di un uomo inquieto che certamente dialoga con la sua memoria, acquistando sempre di più una dolente coscienza del vivere, ma con punte di estrema felicità, vissute nel presente del ricordo…”
Una operazione culturale che ha il pregio di riflettere sul mondo del cinema, per riverberare e guardare in maniera dolce e anche critica, oltre il sipario.
Oltre il sipario, Vittorio Squillante, Ermes Editrice