Un’opera così poco conosciuta, ma di livello così omogeneo al pari del Faust è presentata dalla Fenice per il carnevale e affidata a Damiano Michieletto, uno dei più promettenti giovani registi di oggi.
Non è un caso che Damiano Michieletto, regista veneziano, poco più che trentenne abbia già vinto il premio Abbiati nel 2008 per la migliore regia. In quel caso si trattava della bellissima Gazza ladra pesarese, e oggi, a distanza di un anno poco più, di fronte ad un’opera alquanto poco rappresentata, ma con un intreccio conosciuto come poche altre, sarebbe già pronto per ripetersi.
L’idea è quella di trasporre la vicenda in un sabato qualunque, in una discoteca qualunque con ragazzi giovanissimi, un po’ punk, un po’ rock e un po’ per “bene” a divertirsi. L’incontro casuale dei protagonisti nasce proprio in questo ambito, ma Roméo non fa parte di questa cerchia, è un rasta col suo gruppo, un giovane di oggi che cerca di boicottare l’evento che vede protagonista la gang dei Capuleti. Lo scontro odierno è questo, una guerra tra bande rivali, per territorio e potere.
Ispirato forse da Baz Luhrmann e da West side story, lo spettacolo di Michieletto è lineare e semplice da seguire: un giradischi girevole che occupa la maggior parte del palco e nell’ultimo atto le cuffie del dj che fungono anche da letto per Juliette. Il disco è riproposto anche a sipario, arricchito da effetti tecnologici video che colmano il vuoto di alcuni momenti prettamente orchestrali.
La parte musicale fila liscia sotto la direzione di Carlo Montanaro, assecondato da un’orchestra e da un coro in forma e i cantanti sono quasi tutti a proprio agio nel ruolo, in particolare Diana Mian, Juliette,che matura vocalmente con l’evoluzione psicologica del personaggio, fino al vertice di Amour ranime mon courage, una delle più belle pagine per soprano del repertorio francese. Philippe Do disegna un Roméo un po’ ribelle e un po’ intellettuale, fresco e dinamico, ma anche elegiaco, perfetto nella parte di un adolescente in balia delle passioni e delle pulsioni. Ineccepibile la linea di canto, morbido e sicuro, ed anche piuttosto agile nei passaggi più scabrosi che la parte, giocata su abbandoni melodici e repentine stilettate verso l’alto, impone.
Grande successo, meritatissimo.
Roméo et Juliette
opera in cinque atti – libretto di Jules Barbier e Michel Carré dalla tragedia Romeo and Juliet di William Shakespeare – musica di Charles Gounod – prima rappresentazione assoluta: Parigi, Théâtre Lyrique, 27 aprile 1867
Maestro concertatore e direttore: Carlo Montanaro – Regia: Damiano Michieletto – Scene: Paolo Fantin – Costumi: Carla Teti
personaggi e interpreti principali: Roméo: Philippe Do – Juliette: Diana Mian – Stéphano: Annika Kaschenz – Gertrude: Anne Salvan – Tybalt: Francisco Corujo – Benvolio: Antonio Feltracco – Mercurio: Borja Quiza – Paris: Nicolò Ceriani – Grégorio: Matteo Ferrara – Capulet: Luca Dall’Amico – Frère Laurent: Abramo Rosalen – Il duce: Michele BianchiniOrchestra e Coro del Teatro La Fenice direttore del Coro Claudio Marino Moretti
in lingua originale con sopratitoli in italiano
nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice in coproduzione con la Fondazione Arena di Verona e la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
durata dello spettacolo: 3h 20min.
www.teatrolafenice.it