“Time” è la tredicesima fatica (in dieci anni!) di Kim Ki-duk, regista coreano ormai affermato anche in occidente, che ha legato la storia ed il successo dei suoi ultimi lavori alle più recenti edizioni dei festival di Cannes e Venezia.
In laguna, due anni fa, sbalordì tutti con lo splendido Ferro 3, che si aggiudicò il Leone d’Argento. Tre anni prima, aveva scioccato la stessa platea con il crudo e magnifico L’isola. Basterebbero questi due episodi per ricordare come Kim Ki-duk produca con cadenza regolare film antitetici. Scorrendo il suo curriculum, infatti, scopriamo una (quasi) sistematica alternanza di film rarefatti, dolci, poetici e persino metafisici e di film più corposi, sanguigni, violenti.
Potremmo riassumere queste oscillazioni con la formula: film dello spirito versus film del corpo. Appartengono alla prima categoria il già citato Ferro 3, L’arco, Primavera, Estate, Autunno, Inverno e ancora Primavera; la seconda schiera, oltre a L’isola, comprende opere come Bad guy, La samaritana, The coast guard.
Il nuovo Time, in uscita a fine agosto, è un “film del corpo”: racconta infatti le vicende della giovane See-hee che, convinta che il suo ragazzo Ji-woo si sia assuefatto ai suoi tratti somatici, decide di sparire e sottoporsi ad un complicato (e sconsigliato) intervento di chirurgia plastica per cambiarsi i connotati. Si ripresenterà sei mesi dopo nella vita di Ji-woo, che non la riconosce, ed inizierà un gioco perverso di rimandi ed inganni che ha a come nucleo la questione dell’identità.
Una tematica, questa, che potrebbe essere cara a Cronenberg e che gioca sugli stessi stratagemmi delle migliori commedie Shakespeariane: da un lato il rapporto fra il corpo sottoposto a metamorfosi e il mondo, che si riscopre statico per contrasto; dall’altro una sfilza di inverosimiglianze (troppe coincidenze, troppi indizi del malcelato tranello, a partire dalla voce di lei, che non subisce modifiche) da trattare col beneficio del dubbio o da ignorare in nome dell’amore per la vicenda narrata.
Leggermente al di sotto degli standard qualitativi ai quali ci ha abituati quest’uomo-prodigio del cinema coreano, Time non è tanto un film complesso quanto un film stratificato, e non di tutti i suoi strati si riesce a venire a capo.
Due in particolare sembrano scricchiolare pericolosamente: da una parte il gioco di rimandi metatestuali; il film, nella sua circolarità, rifiuta il moto lineare così come i suoi predecessori, ed annovera troppe auto-citazioni, tra le quali alcune decisamente pacchiane (Ji-woo, di giorno fotografo, di notte fa il montatore, e guarda caso è al lavoro sulle scene del carcere di Ferro 3; l’opera seconda Wild animals è rievocata da un poster sul muro…). Dall’altra i toni da commedia brillante, che risollevano il film dalla sua cupa piattezza ma che decisamente non sono fra le cose migliori del regista.
Su tutto però spicca sempre l’intento estetizzante: non si potrebbe spiegare altrimenti la scelta di ambientare le scene più meditabonde nel “giardino delle sculture”, uno spazio (ma anche una mise-en-abyme) che l’alta marea sommerge con metaforica regolarità, e nel quale sono esposti bronzi e marmi che ritraggono il corpo umano nelle più mutevoli e sessualmente esplicite posizioni, usati come contrappunto ironico alla desolazione dei protagonisti. Da segnalare, nello stesso contesto, la presenza di due gigantesche mani di bronzo sulle cui dita intrecciate si siedono gli amanti, e la cui altezza è l’unica via di scampo dal mare in piena. Un oggetto totemico che si fa carico, in pieno stile Kim Ki-duk, dei risvolti più spirituali della narrazione.
Resta, alla fin fine, un’impressione: che il regista abbia chiuso col suo passato condensandolo nei respingenti titoli di testa, ed abbia preso un’altra strada, che forse convince meno perché a tutti, regista compreso, è ancora sconosciuta.
Titolo originale: Time
Nazione: Giappone, Corea del Sud
Anno: 2006
Genere: Drammatico
Durata: 98′
Regia: Kim Ki-dukCast: Jung-woo Ha, Hyeon-a Seong
Produzione: Happinet Pictures, Kim Ki-Duk Film
Distribuzione: Mikado
Data di uscita: 25 Agosto 2006