Tra le ultime uscite, in sala dal 23 gennaio, A Complete Unknown, biopic basato sulla biografia Dylan Goes Eletric! scritta da Elijah Wald, che ripercorre la carriera di Bob Dylan, nel film interpretato daTimothée Chalamet.
A Complete Unknown si presenta come un biopic sui generis, ciò si evince già dall’arco temporale della narrazione convogliato in soli cinque anni. L’obiettivo registico di James Mangold non è infatti ripercorrere le tappe fondamentali della vita del famoso cantautore, quanto restituirci l’aurea di mistero che lo avvolge. Il titolo proprio in virtù di ciò è esplicativo: ”Un perfetto sconosciuto’’, non conosciamo il suo passato né chi sia realmente, perfino le persone che lo circondano e lo amano non sono sicure di quale sia il suo vero nome.

La narrazione ha inizio nel 1961 quando il giovane Bobby si reca nell’ospedale nel quale si trova in cura Woody Guthrie. Qui conosce Peter Seeger (Edward Norton), strimpella con la chitarra una canzone scritta per il suo idolo, e fin da subito agli occhi di Pete è chiaro che ci sia in lui qualcosa di speciale. Seguiamo dunque Bobby diventare il grande Bob Dylan, compiere i primi passi verso il successo e comporre alcune delle sue canzoni più famose. Significativi sono i rapporti che intreccia in quegli anni, in particolar modo la relazione con Sylvie Russo (Elle Fanning) o il legame ambiguo che si instaura con la cantante Joan Baez (Monica Barbaro), oltre che Johnny Cash che diviene il suo ”amico di penna’’.

Quello che però è messo in evidenza è il cambiamento che avviene in quel giovane ragazzo, che da ”nuovo volto del folk’’ sente la necessità di non essere etichettato, modificando non solo il proprio look ma soprattutto la propria musica, sconvolgendo e deludendo il suo pubblico, raggiungendo l’apice nel 1965 al Newport Folk Festival, durante il quale salì sul palco con una chitarra elettrica e accompagnato da una band, presentando ai fan un Bob Dylan come mai visto prima.
Si evince dunque la scelta registica nel ricostruire con accuratezza solo eventi, quali l’uscita dei dischi e il successo da lui riscosso, non mettendo mai a fuoco la figura di Bob Dylan per via dell’impossibilità di giungere alla verità sul suo passato. Da qui la decisione di non parlare direttamente della sua vita, bensì di captare le sensazioni dell’epoca suscitate da quel perfetto sconosciuto, che con la sua voce e la sua chitarra sconvolse il panorama musicale degni anni 60.