Opera seconda di Nattawut Poonpiriya, che al FEFF 15 già si era aggiudicato il podio con il suo esordio Countdown (2012), Bad genius (2017) è una commedia della truffa che prendendo a prestito elementi dai più disparati generi polemizza contro il sistema educativo della madrepatria e non solo, una pellicola “bastarda” in tutti i sensi che costringe a tifare per gli imbroglioni.

Lynn – la sorprendente esordiente Chutimon Chuengcharoensukying –, ragazza prodigio, ha appena coronato il suo sogno di entrare come borsista in uno dei licei più prestigiosi del Paese. Qui fa amicizia con GraceEisaya Hosuwan –, molto meno brillante e determinata di lei. Nonostante l’aiuto fornitole, Grace non può fare a meno di copiare dall’amica per passare gli esami di metà semestre: fiutando la possibilità di guadagno, Lynn crea attorno a sé un circolo di fedelissimi per i quali mette a punto – dietro lauto compenso – un metodo con cui comunicare le risposte esatte durante le verifiche. Alla lunga, il trucco viene scoperto dall’unico studente in grado di rivaleggiare con Lynn, l’integerrimo BankChanon Santinatornkul. Perduta la borsa di studio e disonorata, Lynn decide di trarre il massimo profitto dalle sue abilità puntando ancora più in alto: trovare il modo di suggerire in anticipo le risposte dello STIC – l’esame di ammissione per studiare negli Stati Uniti – a una selezionata clientela tailandese, portando a casa 2 milioni di baht.

Se Countdown raccontava la conversione forzata di tre universitari sfaccendati e viziati di stanza nella Grande Mela, il secondo film di Poonpiriya fa un passo indietro e ironizza su uno dei riti di passaggio più importanti del mondo orientale: il test di ingresso per l’università. Lo studio è da sempre uno dei grandi spauracchi dei giovani asiatici, tanto da essere stato spesso descritto in maniera poco lusinghiera, per non dire grottesca o orrorifica – viene in mente per esempio Pluto (2012) di Shin Su-won – dal cinema dell’estremo Oriente. Poonpiriya non fa eccezione ma opta per la satira in luogo del dramma per portare avanti la sua riflessione.

Riflessione che induce anzitutto a chiedersi: chi sono i veri cattivi? Lynn e Bank con la loro truffa milionaria? E che dire allora della preside dell’istituto che esige tangenti dal padre di Lynn, o di tutto lo stuolo di ragazzi benestanti – i rampolli della classe dirigente –, che col denaro possono comprarsi un futuro migliore di chi realmente lo meriterebbe? Ma forse il problema è a monte, e risiede in un sistema di valutazione che pretende di incasellare e misurare il valore di un essere umano con test a risposta multipla, facilmente eludibile dai privilegiati.

Critica, questa, abilmente nascosta dietro una narrazione mozzafiato e calibrata per garantire una tensione costante, che fa un uso ironico e intelligente del montaggio discontinuo. Bad genius rasenta letteralmente la perfezione sul piano registico: i carrelli sono di una fluidità invidiabile persino nell’ambito del cinema d’autore; lo zoom si combina con l’angolazione della macchina da presa per creare suggestivi effetti prospettici; i dettagli dei portamine e delle penne – le pistole dei nostri gangster intellettuali – danno lo stesso brivido di un’arma estratta dalla fondina. E non si contano gli effetti: step printing, ralenti e ripetizioni sono usati col contagocce a trasformare gli ultimi venti minuti di un banale compito in classe in una sfida contro il tempo in grado di far trattenere il fiato fino all’ultimo secondo.

In un raffinato gioco con lo spettatore, il regista si prende la libertà di imbrogliarlo: all’inizio, quando crediamo di stare assistendo al confessionale dei protagonisti colti sul fatto e invece si tratta di una recita in preparazione di quel che potrebbe accadere; alla fine, con il voltafaccia etico di Lynn e Bank, a un primo esame un finale sporcato ma di fatto perfettamente coerente con l’evoluzione dei protagonisti.

Usando sapientemente il tempo a propria disposizione, Poonpiriya fa volare più di due ore coniugando nel medesimo prodotto intrattenimento adrenalinico, umorismo al vetriolo e questione sociale, rendendo Bad genius un piccolo gioiello di forma e contenuto. A oggi, il candidato più auspicabile per il Gelso qui a Udine.