Il “cugino” è Fahed, giovane palestinese, chiamato da Naftali per fare alcuni lavori domestici. E’ parente (e collega) dell’uomo a cui solitamente Naftali si rivolge per quel genere di faccende. Il rapporto tra i due funziona senza problemi, fino a un terribile episodio: lo stupro di una ragazza in prossimità del terreno di Naftali. Immediatamente, i sospetti ricadono sul giovane manovale. Perché sconosciuto, perché arabo. Lui fin da subito si dice estraneo ai fatti.
Solo il suo datore crede alla sua innocenza, che cerca di dimostrare instancabilmente, nonostante le coincidenze che sembrerebbero provare il contrario.
Ha Ben Dod è un film complesso, in cui ai tratti caratteristici della vicenda raccontata si mischiano elementi del conflitto israelo-palestinese e altri più “universali”: il razzismo, la paura del “diverso”. Con qualche novità: i social network e i rischi che questi nuovi rapporti possono comportare. Il tutto affrontato in maniera piacevole, senza la pesantezza che potrebbe essere propria di un film del genere.