”Biancaneve” di Marc Webb

Biancaneve”, uno tra i classici Disney più celebri e amati, torna al cinema in una rivisitazione: non più lungometraggio animato ma fiaba in live action. A vestire i panni della principessa Rachel Zegler, mentre la matrigna, regina crudele, è interpretata da Gal Gadot, i sette nani – presenti nel titolo dello storico film del 1937 – sono stati realizzati con la tecnica del motion capture, processo in cui la recitazione di attori reali viene digitalizzata e rimaneggiata.

Rispetto alla trama del film animato vi sono tre grandi cambiamenti, che riguardano l’antefatto, il rapporto con l’uomo amato (e la sua caratterizzazione) e il finale. Biancaneve, il cui nome deriva dalla nascita in una notte tempestosa e non più dal colore candido della pelle, trascorre felice la sua infanzia con i genitori, re e regina amati dai sudditi: quando la madre viene a mancare, il padre sposa una donna dedita solo al potere, vanitosa fino all’ossessione. Questa, mossa dalla crescente bramosia di ricchezza e fama, allontana il marito e rinchiude la figliastra nel castello, trattandola come una sguattera. La regina si serve quotidianamente di uno specchio che è in grado di rivelare solo chi sia la più bella del reame, e quando la bellezza di Biancaneve diverrà nota al popolo la sovrana deciderà che venga uccisa. La giovane incontrerà un bandito, Johnatan, fuggirà, si ritroverà nel cottage dei nani e incontrerà nuovamente il ragazzo con la sua banda: insieme collaboreranno per la salvezza, fino ad innamorarsi. Interverrà poi la regina, che, sotto mentite spoglie, farà cadere Biancaneve in un sonno profondo tramite la celebre mela avvelenata. Il bacio del vero amore la risveglierà e la coppia, insieme ai Nani, andrà a riconquistare il regno.

La rivisitazione cerca di assecondare la sensibilità contemporanea: alcune scelte potrebbero essere un po’ forzate ma la maggior parte risulta molto interessante, come ad esempio il risalto dato al personaggio di Cucciolo e una possibile lettura contro il bullismo, o riguardo la timidezza di chi spesso è schernito da un gruppo. Anche il prologo, che spiega la condizione iniziale di Biancaneve e la regina, risulta una buona modalità per riparare una sorta di buco di trama. La scelta di “razionalizzare” il vero amore, per giustificare il finale, toglie un po’ di magia alla fiaba ma è molto chiaro l’intento di regista e sceneggiatrice, e, guardando l’opera con uno sguardo d’insieme, non risulta un elemento disturbante. Molto apprezzabili, soprattutto per chi ricorda il film di Walt Disney del 1937, le dirette citazioni, visive, con veri e propri rifacimenti di fotogrammi, e uditive, grazie a brani iconici della colonna sonora: non solo un fattore nostalgico (prospettiva su cui certamente la casa di produzione punta) ma anche un ottimo modo per mettere in evidenza la storia. “Biancaneve e i sette nani” fu, infatti, il primo lungometraggio realizzato da Walt Disney e il primo film d’animazione tradizionale, cioè interamente composto da disegni animati.

Complessivamente si tratta di un film interessante, con diversi livelli di lettura. Consigliato anche per le scuole, in due differenti possibili direzioni: da una parte per toccare temi importanti come rispetto e uguaglianza, dall’altra per educare all’audiovisivo mettendo a confronto l’opera storica e la reinterpretazione moderna.