Fin dal titolo, iperbolico e utopistico “cancellate la storia”, si comprende il carattere ironico e tragico, leggero ma non banale, di questa commedia francese, in concorso al 70° Festival del cinema di Berlino.
Il duo di autori e registi Delépine e Kervern, collaudati da un ventennio di collaborazione e qui alla loro terza presenza alla Berlinale (con Mammuth nel 2010 e Saint Amour nel 2016), hanno questa volta rinunciato alla figura ormai storica di Gérard Depardieu, ma si avvalgono comunque di un cast di ottimo livello. Bertrand (il bravissimo Denis Podalydès), insieme con le vicine di casa Marie (Blanche Gardin) e Christine (Corinne Masiero), sono i piccoli grandi eroi normali protagonisti del film. Costoro combattono la loro battaglia quotidiana non contro un capo esigente o un padrone severo, bensì contro un dio che sembra più potente dello stesso Dio: l’Intelligenza Artificiale.
Chi non si è trovato almeno una volta nella situazione dei nostri? Metaforicamente ci rappresentano tutti: c’è chi ha una dipendenza cronica e irreversibile dalle serie tv, chi è disposto a tutto pur di avere più stelle su Tripadvisor, chi accumula patologicamente offerte e promozioni. C’è anche la giovane madre separata ricattata per essere finita inspiegabilmente su un sito porno; ma c’è anche chi è riuscito a infilarsi tra le oscure pieghe del sistema e a trarne vantaggio, come il tizio che vive senza aver mai lavorato, approfittando di sussidi di ogni genere ottenuti con espedienti leciti e illeciti.
Alla fine i tre vicini si alleano in una rocambolesca avventura alla sede di Google per riprendersi la loro “privacy”, esibiscono orgogliosamente (ma non indossano) un gilet giallo, a simboleggiare una battaglia contro un mondo, ma anche, in fondo, a rappresentare un’utopia, e viaggiano a bordo di un’auto d’epoca dove non si può usare il cellulare e nemmeno Google maps bensì solo mappe di carta: “Era da quando ho fatto il servizio militare che non ne vedevo più una”, dice Bertrand.
Allo spettatore non resta che sorridere e riflettere su come utilizzare al meglio i mezzi moderni senza diventarne schiavi. Se sono infatti proprio i mezzi qui tanto demonizzati che hanno reso possibile il film, è evidente che essi stessi di per sé non sono malvagi, ma malvagio è il loro utilizzo perverso. E, onestamente, si può cancellare la storia? E poi, siamo davvero certi che felicità significhi parlarsi dentro a una conchiglia o in un telefono senza fili?
Il film è stato insignito dell’Orso d’Argento al 70° Festival del cinema di Berlino.