Con Happy Holidays, presentato in concorso Orizzonti a Venezia 81 il regista palestinese Scandar Copti porta al Lido uno spaccato della vita familiare in Israele attraverso le vicende di quattro personaggi interconnessi tra loro. Rami, palestinese di Haifa, è costretto a fare i conti con le conseguenze della decisione di non abortire da parte della sua compagna ebrea Shirley. Hanan, la madre di Rami è alle prese con la crisi finanziaria che ha colpito la sua famiglia e vuole accelerare le pratiche per il risarcimento dell’incidente capitato a sua figlia Fifi. Fifi, dal canto suo, ha nascosto un segreto che potrebbe compromettere la serenità della sua famiglia e la relazione appena nata con Walid. E infine c’è Miri, che sta fronteggiando un periodo difficile con la figlia adolescente che non vuole affrontare il servizio di leva obbligatorio mentre cerca di convincere sua sorella Shirley a interrompere una gravidanza che non vede di buon occhio.

Happy Holidays mette in scena quattro spaccati, quattro storie che procedono in parallelo incrociandosi tra loro e che vanno a comporre un quadro più grande sia a livello narrativo che a livello di significati. Attraverso queste quattro storie Scandar Copti ritrae la vita in Israele toccando temi critici non solo nello svolgersi di ciascuna delle vicende – che si intersecano ma non seguono uno specifico ordine cronologico – ma anche sfruttando tutta una serie di elementi che rimangono in secondo piano, ma che fungono da veri e propri indizi per un’analisi più ampia.

Si parla di relazioni sentimentali tra arabi ed ebrei, fortemente scoraggiate e ostacolate (è il caso di Rami e Shirley), di pressione sociale sulle giovani donne, costrette a sottostare a regole e imposizioni dalle quali vorrebbero affrancarsi e fuggire, come nel caso di Fifi e della figlia di Miri o di cosa significhi andare a scuola e percepire come normale e consueto il suono delle sirene antimissile. Ogni difficoltà, rappresentata attraverso questi macro temi, influenza l’agire dei personaggi, spesso portando a conseguenze anche piuttosto estreme.

Ad accomunare i protagonisti di questa storia, interpretati da un convincente cast corale, vi è un sentimento di insoddisfazione più o meno manifesta destinata a montare ed esplodere. Ognuno fa del suo meglio per trovare soluzioni ai propri problemi e “semplicemente” andare avanti con la propria vita e la regia di Scandar Copti, discreta e invisibile, non fornisce risposte e non giudica, al servizio del racconto di una realtà con la quale confrontarci ciascuno con la propria sensibilità personale.