L’ultima creatura di Giacomo Papi racconta il periodo che stiamo vivendo, nel tentativo di fare quella che l’autore ha definito come “letteratura del presente”. Happydemia non poteva che essere scritto durante la pandemia mondiale di Coronavirus, perché nemmeno lo scrittore più fantasioso avrebbe mai immaginato una realtà in cui un virus potenzialmente mortale dilaga in tutti i Paesi del mondo, forzando le persone a chiudersi in casa rifuggendo ogni contatto fisico.
Il protagonista del romanzo è Michele, un giovane cresciuto a pane e virus, che abita con nonno Attilio. I due si vogliono bene, ma la voglia di vivere del giovane si scontra inevitabilmente con la paura di morire del vecchio. Michele vuole uscire di casa, fare esperienze, e questo lo rende un possibile rischio proprio per il nonno:
Gli occhi di Attilio si fermarono a fissare quelli del nipote:
-Io voglio vivere, Michele.
Le parole gli uscirono rauche di bocca, come se affiorassero da un posto profondo:
-Voglio vivere anch’io, nonno.
Anziché iscriversi ad un corso universitario (ovviamente a distanza), Michele decide di candidarsi per quello che è il mestiere più ambito dai suoi coetanei: il rider, o “consegnator”, come lo chiama Giacomo Papi. Non importa se il lavoro è duro e sottopagato: i giovani vogliono potersi muovere impunemente per la città, uscire alla luce del sole, scambiare due chiacchiere tra loro. Vogliono, insomma, una parvenza di normalità, anche se gli altri iniziano a vederli, forse per invidia, come una sorta di untori.
Michele lavora per Happydemia, insieme agli amici Cometa, Moviola e alla misteriosa Miriam. Si tratta di un’azienda che consegna farmaci a domicilio: antidepressivi, ansiolitici e sonniferi. Il proprietario è l’enigmatico Pitamiz, che a dire il vero ha una visione del mondo davvero affascinante, ed è il personaggio che più mi ha conquistata:
Ho creato Happydemia con un sogno e una certezza: il nostro stato d’animo non è un destino o una maledizione, è una scelta che possiamo fare ogni giorno con l’aiuto della scienza.
[…] io credo che la felicità sia stata glorificata per renderci schiavi. Per millenni abbiamo letto e ascoltato solo i lamenti degli egocentrici: Leopardi, Foscolo, Pascoli, Emily Dickinson, Baudelaire, Petrarca! Una banda di lagnosi che ha infettato e intristito il mondo. Ci hanno insegnato che essere tristi sia cool, che sia fico ingobbirsi sui libri e frignarsi addosso… Quanto sono triste gnegnegnè. La vita non ha senso. Laura non me la dà. Beatrice ha sposato un altro. Sono riusciti a convincerci che vivere e ridere e amare siano cose da scemi. E oggi che, grazie alla chimica, possiamo decidere quale umore avere e riceverlo comodamente a casa grazie a Happydemia, a lei viene paura?
In effetti durante l’epidemia epocale che stiamo vivendo, un numero sempre maggiore di persone si trova a fare i conti con l’insonnia, con ansia, depressione e dipendenza da alcol. «I sintomi dell’angoscia, della tristezza e della depressione si sono aggravati in molte persone. Manca la possibilità di prevedere e progettare, due caratteristiche che alimentano la speranza negli esseri umani. Questo aspetto è appesantito dall’assenza di una comunicazione chiara sulla malattia al livello pubblico. Le persone si sentono in un limbo senza fine» ha spiegato Maria Silvana Patti, psicologa e responsabile dell’unità di terapia post-traumatica dell’Arp di Milano in una lunga intervista a «Internazionale».
Non è affatto assurdo, quindi, ricorrere alla medicina; nel romanzo il governo arriva a siglare un accordo con Pitamiz per rendere pubblico e gratuito il servizio offerto da Happydemia ai cittadini. Se non bastasse il tema del virus e quello dei riders a rendere il libro fortemente contemporaneo, nelle pagine incontriamo anche diversi personaggi “di finzione” ma perfettamente riconoscibili. In primis l’ex Primo ministro dell’Interno, un uomo ridicolo e piagnucoloso, amante dei selfie e della popolarità social, alla continua ricerca di un nemico; in genere, i migranti.
Happydemia è un romanzo ben fatto, una lettura piacevole e, come dicevamo, assolutamente contemporanea. Va letto ora, per godere appieno delle riflessioni e delle postille dell’autore: “È severamente vietato tossire, starnutire e umettarsi il polpastrello di saliva per voltare pagina. Rimane altamente sconsigliabile prestare il libro, farselo prestare e comunque toccarsi naso, bocca, occhi durante la lettura.”
Giacomo Papi chiude il romanzo con un messaggio di speranza: torneremo a toglierci le mascherine, gli abiti, torneremo a toccarci in un’unione fisica che è metamorfosi, trasformazione. Un finale ottimista che fa dimenticare una correzione di bozze approssimativa, che ha lasciato tanti, troppi refusi.
Giacomo Papi, Happydemia, Narratori Feltrinelli, novembre 2020, pp. 165, 15 euro.
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/happydemia/
https://www.nonsolocinema.com/il-censimento-dei-radical-chic-di-giacomo-papi.html