Si potrebbe definire la risposta italiana a “Good by Lenin”, fortunata commedia tedesca di Wolfgang Becker del 2003, che affrontava in chiave tragicomica il tema della fine del comunismo e della “ostalgie”, la nostalgia per il comunismo e per quella Germania Est che ormai non esisteva più.
Con spunto meno paradossale, con un retrogusto più giocoso e divertente, anche se meno sorprendente e con minor genialità inventiva, questa pellicola ci riporta alla fine degli anni Novanta del Novecento in un paesino della Sicilia, dove i comunisti erano pochi, praticamente emarginati. La fase politica per il comunismo era alla fine: là, in Germania, la caduta del Muro e in Russia la fine dell’URSS; qui in Italia, la svolta della Bolognina di Achille Occhetto.
Per un padre (impersonato da Peppino Mazzotta, il Fazio di Montalbano) che ambisce di diventare il segretario locale del PCI, c’è un figlio dodicenne (Mattia Bonaventura) che non ne può più dello stile di vita “di sinistra” che lo obbliga a essere sempre diverso dagli altri ragazzini. È stato chiamato Enrico in onore di Berlinguer e la figura del segretario del PCI, defunto pochi anni prima, è per il giovane Enrico una specie di incubo, eppure anche l’amico immaginario che gli appare nei momenti difficili e con il quale si consulta (ricordando un po’ l’amico immaginario di Jojo Rabbit, che però era Hitler! https://www.nonsolocinema.com/jojo-rabbit-di-taika-waititi.html).
Enrico, con l’unico suo amico in carne e ossa, (Francesco Cilia) compagno in senso sia scolastico sia politico, progetta una fuga sullo stile dei vecchi “pionieri” del PCI, cui si aggiunge rocambolescamente il “nemico” di sempre, figlio del rappresentante locale del MSI.
Per i ragazzi sarà un’avventura con risvolti divertenti e imprevisti e rappresenterà anche la loro, personale svolta di crescita e di “presa di coscienza”, come si diceva allora.
Una commedia godibile e piacevole, che regala tratti di vero divertimento e di innocente evasione.
Distribuito da Fandango, “I pionieri” è tratto dall’omonimo romanzo del regista siciliano Luca Scivoletto (classe 1981) che è qui in veste di regista al suo primo lungometraggio di fiction.