A distanza di due anni dal debutto come regista con La ragazza nella nebbia, l’autore da tre milioni di lettori nel mondo, Donato Carrisi, torna dietro la macchina da presa per dirigere un’altra storia tratta da L’uomo del Labirinto, suo romanzo pubblicato nel 2017 ed edito da Longanesi.
Toni Servillo è Bruno Genko, un investigatore privato, che si occupa di recupero crediti. Quindici anni prima era stato assunto dai genitori di una ragazza scomparsa per ritrovarla. Dopo tutto questo tempo, la ragazza è misteriosamente ricomparsa, nel bosco. Un po’ per saldare un debito di allora, un po’ perché gli resta poco tempo da vivere, Genko decide di investigare su cosa sia successo a Samantha, questo il nome della ragazza, e su che fine abbia fatto il suo rapitore.
Dustin Hoffman è un profiler della polizia incaricato di entrare nella mente di Samantha, ancora in stato di shock, per capire e per farle ricordare cosa le sia successo in questi lunghi quindici anni.
In un’estate torrida, le indagini di Genko lo portano nel “limbo” ufficio della polizia per i casi di persone scomparse, dove a poco a poco riuscirà a venire a capo di un caso molto intricato, dove la verità non ha solo una faccia.
Narrativamente esigente, Donato Carrisi è un ottimo romanziere. Ma quando si tratta di mettere in scena, di dare il “motore” ai suoi romanzi, la sua ambizione prende il sopravvento perdendo la lucidità netta e la forza intrigante delle sue storie.
Letteratura e cinematografia hanno ritmi e linguaggi diversi, senza rispettare la cadenza e i tempi caratteristici di entrambi, il risultato diventa un’antologia di estetismi ed esercizi di stile calcolati al millimetro, che a lungo andare diventano melodrammatici e goffi.
Meglio il libro. Senza dubbi.