Una coppia di agenti, l’attentato a un dignitario di un pianeta alieno, effetti speciali, inseguimenti, azione. Peccato che in questo spin-off (o nel quarto capitolo del franchising, scegliete voi) Men In Black: International la sceneggiatura non sia pervenuta. Perfino un pop corn movie come MIB una storia dovrebbe averla, altrimenti anche i due protagonisti e new entry del film, l’Agent H Chris Hemsworth e l’agente M Tessa Thompson perdono l’occasione di mostrare la loro chimica, come si era visto in Thor Ragnarok.
Vent’anni e più dopo l’originale di Barry Sonnenfeld con Will Smith e Tommy Lee Jones, i Men in Black continuano a pattugliare il mondo alla ricerca di alieni cattivi.
Molly è una giovane intraprendente che fin da bambina sogna di essere arruolata dai Men in Black. E finalmente ci riesce, grazie alla buona impressione che fa all’agente O, Emma Thompson, che la ribattezza M e la spedisce nella sezione londinese al comando di High T (Liam Neeson). A Londra opera il leggendario – anche se non convenzionale – affascinante e spregiudicato (nelle azioni) agente H, Chris Hemsworth.
Il primo incarico è di contattare un reale alieno, Vungus, appena arrivato sulla Terra portando con sé con un’arma molto potente. Poche ore dopo il suo arrivo, Vungus viene assassinato da una nuova specie aliena, super-aggressiva, che si presenta sul nostro pianete in forma di due alieni incredibilmente acrobatici, molto potenti e (quasi) invulnerabili. E poiché la visita dell’ospite alieno era top secret, è chiaro che c’è una talpa all’interno degli MIB. Da qui in poi la coppia di agenti viaggia tra Londra, New York, l’Italia, Parigi, e il Marocco, alla ricerca degli assassini, per scongiurare il pericolo che l’arma finisca nelle mani sbagliate e, ovviamente, con l’obiettivo finale di salvare il mondo.
Pur essendo un film di puro intrattenimento, nei primi due capitoli Will Smith e Tommy Lee Jones regalavono ai loro Men In Black una bella dose di ironia con dialoghi frizzanti e una sceneggiatura brillante. In questo Men in Black: International, è proprio la scrittura l’anello debole e alla fine i personaggi migliori sono l’alieno tascabile Pawny con la voce di Kumail Nanjiani e l’agente C Rafe Spall.
Tutto il resto, fatte salve le sequenze di azione, è purtroppo abbastanza deludente e noioso.