L’oggi ottantaduenne Gary Hart è stato senatore nel Colorado e, durante la corsa per le presidenziali nel 1988, era il favorito per il Partito Democratico. La fine anticipata della sua carriera di valentissimo uomo politico fu causata da uno scandalo sessuale, legato ad una sua (presunta) relazione con la giovane modella Donna Rice, diventata in seguito affermata scrittrice e produttrice cinematografica.
Il film di Reitman racconta gli ultimi giorni della campagna presidenziale del senatore Hart fino alla sua rinuncia alla corsa.
Un film di profondo impegno sociale dal ritmo incalzante, con conversazioni dense, pungenti, intelligenti, che illuminano e mettono in discussione una situazione di quarant’anni fa, con un continuo e forte richiamo a situazioni e temi di assoluta attualità ancora oggi, sia nella politica, sia nella sfera più intima e privata della morale. Con un lavoro anche documentaristico di grande spessore, questa pellicola va assolutamente vista: fa ragionare, riflettere, discutere.
Presenti allora come oggi argomenti politici e di giustizia sociale che restano nodi irrisolti della società, ma anche temi quali l’uomo di potere e fascino che usa il suo ruolo per irretire donne che aspirano a un lavoro o a un ruolo che semplicemente meritano, in quanto persone preparate e intelligenti; o anche il problema della tutela della privacy e di quale ne sia il limite per un personaggio pubblico e per un politico.
Il quarantenne già pluripremiato regista canadese Jason Reitman si ripropone con un lavoro di alto valore, corroborato dalla magistrale prova del protagonista Hugh Jackman nel ruolo del senatore Hart, dove la persona reale e il suo interprete sono simili anche nella classe di un fascino avvincente e irresistibile.