Un film duro e coraggioso presentato al concorso del 42° Torino Film Festival.
Se a volte il cinema ci racconta di un giornalismo al servizio di regimi dispotici, come nella pellicola “Corresponsal” di Emiliano Serra (anch’essa in concorso al Festival di Torino), qui si parla di un giornalismo libero e critico.
Il docufilm, ricco di inserti tratti dalle vere riprese dei fatti, racconta la vicenda drammatica della giornalista bielorussa Katsiaryna Andreyeva e della sua camerawoman Darya Chultsova, attive sul canale televisivo Belsat, di Minsk.
Il 15 novembre 2020 Andreyeva stava trasmettendo in diretta da Minsk le proteste a seguito delle elezioni politiche truccate dal generale bielorusso Aljaksandr Lukašėnka, alla guida del paese dal 1994.
Lei e la sua camerawoman furono individuate da un drone della polizia e arrestate. Dopo una controversa e oscura detenzione, Chultsova è stata condannata a 2 anni di reclusione per presunta organizzazione di una rivolta e rilasciata nel 2022. Andreyeva invece, accusata di alto tradimento, è stata condannata a 8 anni e 3 mesi e si trova ancora in carcere.
La pellicola racconta queste vicende e la vita delle due giornaliste che, nonostante il regime dispotico del loro Paese, hanno scelto, come il marito di Katsiaryna, di non emigrare ma di restare e tentare di resistere.
Cupo e avvincente, questo film prende il nome dall’inno bielorusso di protesta Ja naradziusia tut (2001), in italiano Sono nato qui, presente nel film e nei titoli di coda.
Si tatta di una produzione interamente polacca senza alcun collegamento a fondi bielorussi o russi, né pubblici né privati. Un atto di coraggio e coerenza nella ferma presa di posizione contro la crescente e intollerabile ingerenza del regime nella professione giornalistica.
Vanta la prestigiosa selezione ufficiale al Tribeca Film Festival 2024 e il Premio per la Miglior Opera Prima o Seconda al 49°Festival del Film Polacco di Gdynia.
Dal 28 novembre 2024 al cinema in Italia.