Agnese Pini, 38enne direttore di QN – Quotidiano Nazionale, si stacca dalla scrittura frettolosa del quotidiano per dedicarsi a quella meditata e lenta della narrazione. Una narrazione dolorosa sulla la strage nazifascista che avvenne tra il 17 e il 19 agosto 1944 a San Terenzo Monti, un borgo di poco più di 200 abitanti nella Lunigiana, nella provincia di Massa e Carrara. Furono massacrate 159 persone, in prevalenza donne e bambini. Tra i morti ci furono vari familiari della giovane giornalista, conosciuti solo grazie alla memoria dei suoi famigliari e di altri testimoni. La strage fu quasi dimenticata per anni, sovrastata da altre di dimensioni maggiori. Ma non fu mai dimenticata dalle persone che avevano avuto parenti uccisi.

Si salvò solo Clara Cecchin, una bambina di 7 anni che, benché gravemente ferita, ebbe la lucidità e il coraggio di rimanere nascosta sotto il corpo di suo padre già morto fintanto che i soldati non se ne fossero andati tutti. Rimase sola: tutti suoi cari, in totale 15 persone, furono uccisi. Clara Cecchin visse fino al 2018 e uno dei dettagli più struggenti dei suoi racconti è che, appena si rialzò, ebbe sete. Un segno commovente della voglia di vivere, comunque e nonostante tutto, di una bambina che aveva appena vissuto un’esperienza atroce.

Una voglia di vivere che non era certo solo sua: tutti nel borgo, pur nella loro semplicità contadina, avevano tentato una strenua resistenza contro gli invasori, che portavano via gli uomini, violavano le donne, pretendevano cibo. Quella fu la resistenza degli ultimi, che nessuno considerò ma che costò carissima. Il desiderio di libertà appartiene a tutti, non solo ad alcuni popoli, o ad alcune classi o ad alcune élite. E questo deve essere tenuto in conto anche oggi, quando si parla di resistenza e quando si parla di invasori e di popoli assediati e di diritto di resistere e difendersi.

Agnese Pini: Un autunno d’agosto (Chiarelettere, 2023), presentato con Enrico Mentana al Salone del Libro di Torino. 20 maggio 2023.