Rabaglia torna per la terza volta in Piazza Grande dopo Azzurro e Marcello Marcello volenteroso di tenere alta la bandiera italiana a Locarno 71 con Un nemico che ti vuole bene, un film originale che vede Abatantuono nei panni di Enzo, un professore di astrofisica dall’animo buono che soccorre Salvatore, sicario reduce da in incidente sul lavoro che un po’ lo minaccia un po’ lo supplica per farsi estrarre la pallottola dalla spalla. Ammirato dalla discrezione di Enzo, il killer si offre di ricambiare il favore secondo l’equazione “una vita per un’altra vita”, offrendo di uccidere un suo nemico senza notificare alcun addebito.

Al di là della apparenza da dramma esistenziale e grottesco, Un nemico che ti vuole bene si configura ben presto come una commedia nera, perspicace ma anche un po’ caciarona che fa della prodigiosa verve di Abatantuono il suo punto forte. Salvatore è ossessionato dal dimostrare la sua tesi e pertanto tormenta (bonariamente) il professore scandagliando la sua vita alla ricerca della vittima ideale. Da qui in poi iniziano a convivere comico (molto) e drammatico (quanto basta) nella decostruzione della vita familiare di Enzo, che dal non avere nessun nemico in quanto persona buona, ne diventa ostaggio, circondato da persone con cui è solo abituato a convivere e che si illude soltanto di amare. In questo scuro contesto familiare la pellicola si adagia sulla struttura del buddy-movie, il cui fulcro comico è costituito dall’incontro tra opposti che si vengono incontro, in un avanzare semplice che porta Abatantuono a guardare con occhi nuovi a ogni sua relazione, cogliendole con un ritrovato cinismo gli elementi di bruttura e di rozza (e per noi divertente, ridicola) umanità che nella sua quieta vita aveva sempre ignorato.

La tranquilla e noiosa vita di Enzo subisce un scossone uno dopo l’altro, in un crescendo parallelo di comicità e tenera follia. Abatantuono è protagonista indiscusso, capace di esasperare le buone idee in fase di scrittura rendendo giustizia a un tentativo originale dati i tempi e salvando anche le battute meno felici, alternando un tono comico un po’ più sottile a uno più immediato e sincero. In sé funziona molto bene, soffrendo quanto necessario della presenza pretestuosa di Sandra Milo (e più in generale di un cast che non regge perfettamente il ritmo del film), e di un’altra serie di elementi, tra battute, momenti “da trailer” e l’inutile cameo di Paolo Ruffini che più che altro servono per avvicinarlo forse una distribuzione più efficace, rendendo più competitivo il battage pubblicitario. La lista dei nemici, il loro scoprirne le debolezze e la parte più compatta del film, capace di regalare attacchi per monologhi e commenti sarcastici da parte del protagonista che lo portano naturalmente a identificarsi con lo spettatore, coinvolgendolo maggiormente e trasmettendogli più leggerezza.

In fondo Un nemico che ti vuole bene non è troppo diverso da una delle centinaia di commedie che escono in Italia ogni anno, ma preserva lo spirito del provare a confezionare un’intelaiatura nuova, capace di dare nuova linfa a questo genere cinematografico. Tutto sommato, si tratta di un film equilibrato e ben ritmato, con una serie di occasioni dall’umorismo diretto e semplice, imprevedibile anche (per quanto possa esserlo una commedia con appena una punta di nero) per come riesce tranquillamente a evitare di reiterare le gag, con tante buone idee magari non messe in scena alla perfezione, ma comunque capaci di offrire un continuo e progressivo rilancio al film in un centinaio di minuti che scorrono più che velocemente – in fondo, suvvia, è lo scopo di ogni commedia.

Le certezze vengono sradicate, in quest’ottica, e i momenti comici più rilevanti offrono sempre uno sviluppo deciso che ribalta la situazione in modo da sorprendere lo spettatore, lavorando di invettiva, comunque apprezzabile in ogni occasione anche se non foriera di una raffinatissima carica comica. La volontà di andare oltre le solite commedie si fa sentire e pure ammirare, tutto sommato. Avercene di film leggeri così, avercene di Abatantuono capaci di trasformare stupidi giochi di parole sulle vongole in risate.