Concorso
Adattare per il grande schermo un libro tanto celebre quanto complesso come Blindness, scritto dal premio Nobel Josè Saramago, è sempre un’arma a doppio taglio. Da un lato una sceneggiatura non originale garantisce un buon richiamo in termini di pubblico e visibilità verso la critica, dall’altro ci si mette inevitabilmente di fronte a confronti, spesso letali, tra l’opera letteraria e quella cinematografica.
Sceneggiato in maniera molto scrupolosa da Don McKellar, questo per non perdere lo spirito originale del libro che da tempo era tra gli appetiti di diverse major hollywoodiane, e diretto da Fernando Meirelles (City of God e The Constant Gardener), Blindness, in italiano “cecità”, è un film che lascia poco spazio a facili ottimismi per quanto riguarda l’umanità e suoi istinti autodistruttivi. Piuttosto pone seri interrogativi su come l’uomo, all’apparenza l’animale sociale più evoluto, di fronte a situazioni estreme si lasci andare a comportamenti che con il termine di “umano” hanno ben poco a che vedere. In altre parole quando l’uomo si trova di fronte a scelte veramente di libero arbitrio, senza cioè la spada di damocle di una giustizia che lo giudichi, le sue decisioni seguono spesso più l’istinto che la ragione.
In una cittadina come tante altre, un uomo, alla guida della propria auto, si accorge improvvisamente di non vederci più. E’ l’inizio di una strana e inspiegabile epidemia che colpirà pian piano sempre più persone, che vengono per ragioni non ben definite private della vista. Quando il fenomeno inizia ad espandersi, i “non vedenti” vengono internati in una struttura, nella speranza di trovare una cura. Seppur non privata della vista, una donna (Julianne Moore in versione bionda), decide di seguire il marito colpito dalla cecità, e rappresenterà nel corso della storia l’unica flebile speranza di un’umanità sull’orlo di una crisi irreversibile.
Blindness si inquadra in un genere di film che in questo inizio di secolo stanno pian piano riprendendo piede, ovvero pellicole che vedono l’umanità messa in pericolo da un’incurabile forma virale ma che trovano in una persona in particolare il motivo per avere ancora una ragione per guardare al futuro.
La scelta come protagonista di Julianne Moore non è per esempio casuale. La si era già vista nell’apocalittico I figli degli uomini di Alfonso Cuaròn, seppur in un ruolo diverso.
Diretto con intelligenza senza eccedere troppo negli effetti speciali, Blindness, nonostante l’ottima sceneggiatura e un cast di tutto rispetto, non riesce a coinvolgere totalmente lo spettatore nel dramma umano che colpisce i protagonisti. L’aver dovuto “rispettare” troppo il romanzo è forse stato il principale freno.
Resta comunque incisivo il messaggio metaforico di un’umanità che, privata della vista, vede in egual misura e, seppur “vedendo”, non riesce a vedere.
Titolo originale: Blindness
Nazione: Giappone, Brasile, Canada
Anno: 2008
Genere: Drammatico, Thriller
Durata:
Regia: Fernando Meirelles
Sito ufficiale: www.blindness-themovie.com
Cast: Julianne Moore, Mark Ruffalo, Gael García Bernal, Danny Glover, Sandra Oh, Jorge Molina, Katherine East
Produzione: Bee Vine Pictures, O2 Filmes, Potboiler Productions, Rhombus Media
Distribuzione: MIKADO
Data di uscita: Cannes 2008