A Pordenone due grandi mostre dedicate ad Armando Pizzinato

Nel 2013 due omaggi al pittore

PORDENONE – Patrizia, la figlia del pittore Armando Pizzinato si commuove nell’accennare agli affetti famigliari alimentati dalla presenza di papà Armando. Al suo fianco il sindaco di Pordenone Claudio Pedrotti, l’assessore alla Cultura Claudio Carttaruzza, la Presidente del CICP Maria Francesca Vassallo, i due curatori, Casimiro Di Crescenzo e Giancarlo Pauletto.
Nella idilliaca cornice dell’ottocentesca Villa Galvani, circondata da prati, roseti e da uno spicchio di lago, si è svolta (giovedì 29 novembre 2012) la presentazione del programma di iniziative collaterali alle due grandi mostre dell’artista pordenonese Armando Pizzinato per approfondirne e riscoprirne l’umanità del suo spirito artistico.

Conferenze, visite guidate, testimonianze faranno di contorno alle due mostre, una da effettuarsi all’ interno delle sale della villa e l’altra alla Casa dello Studente presso il Centro Culturale Casa A. Zanussi, sempre in Pordenone.
I curatori hanno avuto buon gioco nel disporre l’elaborazione delle opere nello scalare del tempo poiché l’animo sensibilissimo del pittore manifestava reattività spontanea ad ogni accadimento.

Sin dall’inizio del suo approccio alla pittura guidato dal maestro pordenonese Pio Rossi, ebbe un forte contrasto con l’operosa madre assediata da bisogni economici dopo la morte prematura del marito. Così arte e lavoro per l’adolescente Pizzinato si compenetravano nel laborioso quotidiano. L’insegnamento del paterno Virgilio Guidi presso l’Accademia do Venezia arricchì con serenità il cammino artistico dell’artista.

Turcato e Afro furono i suoi primi importanti amici nel soggiorno veneziano, affiatamento che aumentò negli anni crudeli della seconda guerra mondiale specie nel periodo tormentato della Resistenza cui partecipò assieme a loro, affrontando torture e un duro periodo di prigionia nelle prigioni di Santa Maria Maggiore in Venezia.

La sua adesione alla corrente pittorica “Fronte Nuovo delle Arti” fu entusiasta (1946), adesione ritrattata con sofferenza e titubanza in seguito alle polemiche politiche più che artistiche tra astrattisti e realisti (1950) e più tardi per la brutale sconfessione operata dalla Commissione culturale del Partito Comunista Italiana. Nonostante i turbamenti, le sofferenze e il disorientamento procurategli dal tormentato dibattito politico, Pizzinato diede tutto se stesso per deporre nel realismo tutta la sua foga artistica cultural-popolare. Se ne ha una alta testimonianza nella decorazione della Sala Consiliare della Provincia di Parma. Pizzinato vive la sconfessione del Partito con profonda sofferenza in solitudine ma fiero nella sua dignità di indipendenza critica.

Una ulteriore crisi lo colpì con la morte della moglie Zaira nel dicembre del 1962. Gli fu amico fraterno in quei momenti Bepi Mazzariol, storico dell’arte, che lo incentivò a distaccarsi dall’esperienza realista e ad abbracciare quella neonaturalista, utilizzando forme dinamiche ricche di ispirato astrattismo misto al figurativo. Vedi la felice serie “Dal giardino di Zaira” e poi quella dei “Gabbiani”, delle “Betulle”, di “Venezia”. Il suo sviluppo artistico termina con la “forza magica” del rigore geometrico .

Fu consolato dal successo internazionale delle sue più importanti mostre: la Biennale di Venezia del 1966; le grandi retrospettive a Mosca e a Leningrado nel 1967; a Berlino e a Dresda nel 1968; a Pordenone e al Museo Correr di Venezia –1970, 1973, 1981.
Le sezioni delle prossime due Mostre si adegueranno a questo suo tormentato e appassionato cammino artistico e psicologico.