“ARRIVEDERCI AMORE, CIAO” di Michele Soavi

Le scie peccaminose a fior d’acqua di un uomo al bivio

Per quindici anni Giorgio è stato un guerrigliero votato alla causa rivoluzionaria di un non precisato stato del Sud America, ma ormai è stanco, desidera una vita normale. Ha bisogno di cinque anni di buona condotta per ottenere la “riabilitazione”. Cerca asilo a Parigi, da un vecchio “compagno” scrittore che conduce una vita agiata e tranquilla, ma non trova nessun sostegno, né morale, né economico. Tornato in Italia è braccato da un ispettore di polizia, Anedda (Michele Placido), che di lui sa tutto e gli propone di patteggiare: se farà i nomi dei “compagni” di battaglia, otterrà in cambio la libertà, grazie a un processo manipolato. Giorgio non ci pensa due volte e accetta.

Ora fa il cameriere in un bar del centro di Milano dove incontra un vecchio amico di malaffare, tale Vesuvio, che gli offre un lavoro sporco ma redditizio: si tratta di sorvegliare le ballerine – entreneuse del suo night club e soprattutto un cliente cocainomane con la mania delle nere. Giorgio ne approfitta concedendosi anche degli extra, ma scoperto da Vesuvio viene brutalmente esonerato dal proprio incarico. Lavora in quel locale giusto il tempo per innamorarsi della moglie del cocainomane, Flora (Isabella Ferrari), con cui intrattiene uno strano affaire che lei utilizza per coprire i debiti del marito.

Il vero personaggio del film comincia a delinearsi, Giorgio non rinuncia ai propri ideali per la libertà, ma per arricchirsi, per rifarsi di tutto ciò che si era imposto di ripudiare. Contatta Anedda, l’ispettore di polizia che l’ha “graziato” e lo invita a farsi suo socio in affari. Gli da una soffiata sulla consegna di una grossa partita di cocaina per Vesuvio, di cui si dividerebbero il bottino. Anedda accetta di buon grado: “sventare” un colpo del genere non potrebbe che giovare alla sua immagine pubblica.
Il colpo non va al meglio così Giorgio, minacciato di morte dall’ispettore, è costretto a offrirgli informazioni per un colpo a un corriere, ma questa volta sono appoggiati da un gruppo di basisti arruolati da Anedda.

Conclusasi questa delicata operazione vediamo Giorgio a Rovigo che adesso gestisce un ristorante di sua proprietà. Ha l’appoggio economico e morale dell’avvocato Brianese (Carlo Citti), neo senatore della zona che gli consiglia di sposarsi in chiesa al più presto, gesto che lo aiuterebbe in sede di processo. Non ci mette molto a trovare la donna giusta, Roberta (Alina Nedelea), seria e innamorata. Ma i fantasmi dal passato, quando esistono, non tardano mai a rifarsi vivi…

L’atmosfera che si respira durante tutto il film è piacevole, a tratti sembra di essere in un noir, a tratti in un thriller americano. Si parte dalla pioggia della foresta pluviale e si arriva a quella del nord Italia traghettati dalla presenza schiva del bravo Alessio Boni. E l’acqua, il suo scorrere e tornare nella vita del protagonista è, come il regista stesso ha affermato, metafora della vita stessa e della attuale condizione di smarrimento politico, ideale, quasi ci si aspettasse un’alluvione salvifica che ripulisca le coscienze. Non a caso, Soavi si è iconograficamente ispirato a Il coltello nell’acqua di Polanski.

La colonna sonora di Arrivederci amore, ciao non può che essere debitrice verso la canzone della Caselli e la si ascolta in diverse versioni, in veste di trait d’union tra le ossessive memorie del protagonista. Insieme a te non ci sto più a parte, la colonna sonora del film è molto ricca: si ascoltano anche brani dei Jetro Tull, dei Deep Purple e dei Depeche Mode, che sostengono la base narrativa di quest’opera di un Soavi sì riconoscibile, ma dotato di una nuova linfa cretiva. Anche se sono da annotare l’uso di alcune approssimazioni nella sceneggiatura (tratta dal romanzo omonimo di Massimo Carlotto) queste sono tuttavia perdonabili in virtù della bellezza delle immagini che Soavi propone.

L’analisi della commistione tra criminalità e poteri istituzionali è resa grazie all’oggettività delle relazioni tra i personaggi: se è vero che i delinquenti conoscono nomi di commissari e prefetti, anche questi ultimi conoscono i nomi di chi vorrebbero arrestare o interrogare. Ma ancora più pregnante è l’analisi dei meccanismi celebrali dell’individuo, spesso molto meno foschi di quello che ci si aspetta. In Arrivederci amore, ciao non è in gioco l’istinto di sopravvivenza o il desiderio di normalità, Giorgio non vuole una cosiddetta vita normale, ma crearsi uno status proprio, originale, teso verso la ricerca di una perfezione impossibile.
L’eclettico regista di Deliria, di Dellamorte Dellamore con questa pellicola, dopo tanta televisione, è tornato a lavorare sul genere di storia che più gli si addice, il noir-poliziesco, che sul grande schermo non tradisce mai.

Titolo originale: Arrivederci amore, ciao
Nazione: Italia
Anno: 2006
Genere: Drammatico
Durata: 107’
Regia: Michele Soavi
Sito ufficiale: www.mikado.it
Cast: Alessio Boni, Carlo Cecchi, Isabella Ferrari, Alina Nadelea, Michele Placido, Kai Portman
Produzione: StudioCanal Urania, Rai Cinema, Wild Bunch (Francia)
Distribuzione: Mikado
Data di uscita: 24 Febbraio 2006