“Blancanieves” di Pablo Berger

Quando le aspettative vengono deluse

A partire dalla fiaba di Biancaneve dei fratelli Grimm, il regista reinventa la piccola orfana di madre in una Spagna di bizetiana memoria animata dalla figura del torero che si prende gioco e uccide tori indiavolati.

Il padre di Carmencita, infatti, è il più famoso matador di tutta Siviglia, fino a quando non rimarrà paralizzato a causa di uno scontro perso con un toro. Data la paralisi del padre e l’acidità della matrigna, alla morte della madre a causa del parto, Carmencita va a vivere con la nonna che però la lascerà presto per colpa di un infarto. Come da copione la madre non naturale, una volta adottatala, le assegna i lavori di casa più pesanti e dopo aver ucciso il marito spingendo la sua carrozzella giù per le scale, tenta di disfarsi anche della figliastra cercando di farla annegare da un tirapiedi.

Fortunatamente Carmencita viene trovata priva di sensi da una compagnia di sette toreri nani. Questi decidono di adottarla e, quando salverà la vita a uno di loro sopraffatto dal vitello da domare, entrerà di fatto a far parte della compagnia arrivando all’apice del successo. Riuscirà, infatti, ad affrontare nell’arena di Siviglia il toro che aveva invalidato il padre.

Essendo un film muto del 2012 il confronto che più naturalmente viene da fare è quello con la pellicola francese, anch’essa muta, The Artist diretta da Hazanavicius di solo un anno precedente ma risultante molto più viva ed emozionante.
Confronto che Blancanieves perde in quanto tende a giocare sempre con le medesime emozioni: la trama infatti si muove su una tonalità grigiastra che accompagna il fruitore in una tristezza che non si riscatta mai. Neppure nel momento che dovrebbe costituire il massimo della gioia. Il risultato di ciò è un monocromatismo che si va aggiungendo al bianco e nero andando ad appiattire ancora maggiormente il tutto.

Il regista, insomma, dimostra di non aver capito lo spirito del cinema muto che vive di continui spasmi emotivi che si susseguono quasi circolarmente in un ordine molto fine, sottile e delicato.
Emozioni rese attraverso un’espressività facciale, musicale e fotografica che manca clamorosamente in Blancanieves. Infatti, nel caso di questo film ci troviamo davanti a una colonna sonora vuota e priva di forza evocatrice, a una fotografia troppo moderna e superficiale e a un’espressività facciale non valorizzata dalle altre due espressioni artistiche e contenuta dal contesto fin troppo estraneo e freddo ai personaggi stessi.

In conclusione si può notare come un’idea originale, pur essendo la trama un misto tra Carmen di Bizet e, come già detto, l’omonima fiaba dei Grimm, sia rovinata da una pretesa troppo alta di realizzare un film legato al passato utilizzando però, anche se forse inconsapevolmente, tecniche registiche e toni moderni che non permettono di raggiungere l’essenza della cinematografia muta.
Sembra quasi che la forma conti più della sostanza e il risultato è che il film appare come uno sterile capriccio di un regista privo di esperienza non in grado di confrontarsi con un modello vero e consolidato troppo grande per lui.

Titolo originale: Blancanieves
Nazione: Spagna
Anno: 2012
Genere: Drammatico
Durata: 90′
Regia: Pablo Berger
Sito ufficiale: www.arcadiamotionpictures.com/14/blancanieves
Cast: Maribel Verdú, Daniel Giménez Cacho, Ángela Molina, Pere Ponce, Macarena García, Sofía Oria, Josep Maria Pou, Inma Cuesta, Ramón Barea, Emilio Gavira, Sergio Dorado
Produzione: Arcadia Motion Pictures, Canal+ España, Arte France Cinéma
Distribuzione: Movies Inspired
Data di uscita: 31 Ottobre 2013 (cinema)