La Dollhouse (letteralmente “casa delle bambole”) è un luogo segretissimo e decisamente illegale, dove ogni sogno può diventare realtà. Perlomeno quelli dei ricconi con i contatti giusti. È questa la premessa del nuovo show di Joss Whedon, un prodotto accattivante ma solo in parte riuscito.
Eliza Dushku, che era già stata la cacciatrice Faith nel buffyverse dello stesso Joss Whedon, di Dollhouse è produttrice e anche protagonista. Veste infatti i panni di Echo, una ragazza che per qualche ragione ha accettato di “noleggiare” il proprio corpo per cinque anni, e diventare una delle “doll”. La tecnologia è in grado di imprimere nella mente delle persone come lei una qualsiasi personalità o abilità, il che le rende delle perfette spie, assassine su commissione, o più semplicemente accompagnatrici di lusso. Ma c’è qualcosa che non va in Echo, che comincia ad avere dei ricordi latenti di precedenti impieghi, o addirittura della sua vita prima della Dollhouse. Oltretutto sulle sue tracce c’è l’agente Paul Ballard (Tahmoh Penikett, meglio noto come Helo in Battlestar Galactica), che tra la diffidenza dei colleghi si batte per smascherare quell’organizzazione che tutti credono sia solo una leggenda. E c’è anche qualcun altro deciso a distruggere la Dollhouse: il misterioso Alpha, una ex doll sfuggita ad ogni controllo.
Diciamolo subito, Dollhouse sembra avere potenzialità infinite. Grazie alla possibilità (che non ha nessun altro telefilm) di avere ogni settimana un protagonista diverso, seppur con il medesimo attore, la serie stessa può assumere ogni volta connotazioni differenti, passando di genere in genere. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio, e i difetti di Dollhouse nascono proprio lì dove nascono anche i pregi. Difficile affezionarsi a una protagonista che non ha una personalità propria (ed è un peccato, considerando che nei precedenti show di Whedon, da Buffy a Firefly, la caratterizzazione dei personaggi era sempre stata un punto di forza). E come per la sua protagonista, non si capisce bene quale sia “l’anima” della serie, che per almeno metà dei 12 episodi che compongono la prima stagione fatica non poco a ingranare, dando l’impressione di non saper esprimere il suddetto potenziale (e se in una serie commercial free, della durata di 50 minuti anziché 40, il terzo episodio puzza di “filler” lontano un chilometro, qualche problema c’è). Ma per fortuna nella seconda parte lo show migliora, ritrovando anche parte della tipica ironia whedoniana, gravemente assente nei primi episodi, fino ad arrivare a un finale di stagione assolutamente dignitoso.
Gran parte dei problemi nascono dal rapporto tra Whedon e la Fox (che già anni fa gli maltrattò Firefly). Mentre Dollhouse sarebbe stato perfetto per un canale “minore”, come ad esempio SyFy, alla Fox serviva un prodotto più commerciale. Per questi motivi il primo episodio pilota girato da Whedon è stato bocciato e smantellato, e molte delle scene sono state riutilizzate all’interno degli episodi seguenti. Il risultato è che la serie si è così ritrovata con un pilot ufficiale piuttosto debole, e una prima stagione dallo sviluppo alquanto lento. Gran parte degli avvenimenti chiave dei primi sei o sette episodi, infatti, erano già presenti nel pilota originale (disponibile nel dvd della prima stagione), e questo fa pensare che Whedon avesse in mente un’evoluzione tutta diversa per lo show.
Proprio a causa di tali questioni, si è venuta a creare l’esigenza di un tredicesimo episodio per l’edizione dvd, che però la Fox non aveva intenzione di finanziare né di trasmettere, ritenendo già l’unaired pilot parte dei 13 episodi ordinati. È nato così il particolarissimo Epitaph one, girato in digitale, con costi contenutissimi e con i protagonisti abituali ridotti a comparse (infatti l’episodio veniva girato in contemporanea all’ultimo della serie, Omega). Ambientato dieci anni nel futuro, Epitaph one doveva fungere da conclusione per la serie, che era ad alto rischio di cancellazione. E proprio questo, curiosamente, lo rende forse l’episodio più riuscito: libero da imposizioni, Whedon ha voluto dimostrare fino a dove sarebbe stato in grado di portare lo show. Ma agli upfront Dollhouse è stato a sorpresa rinnovato, rendendo l’episodio un enorme spoiler per tutte le stagioni che seguiranno. In fondo, però, l’uso dei flashforward non ha certo tolto la suspense a Lost. È il caso dunque di avere fiducia in Joss Whedon, sperando che nella seconda stagione gli lascino fare ciò che ha sempre dimostrato di saper fare.
TITOLO ORIGINALE: Dollhouse
PRIMA TV USA: 13 febbraio 2009 – FOX
PRIMA TV ITALIA: 3 settembre 2009 – Fox
IDEATORE: Joss Whedon
PRODUTTORI: Joss Whedon, David Solomon, Tim Minear, Eliza Dushku.
CAST: Eliza Dushku (Echo), Harry Lennix (Boyd Langton), Fran Kranz (Topher Brink), Tahmoh Penikett (Paul Ballard), Enver Gjokaj (Victor), Dichen Lachman (Sierra), Olivia Williams (Adelle DeWitt), Amy Acker (Dott. Saunders).