“Esistenza, soffio che ha fame” di e con Don Andrea Gallo e Carla Peirolero

Tutti a teatro, per parlare di spiritualità

Come lui stesso avrà modo di dire, nel corso della serata, tante sono state le etichette attaccategli addosso, durante gli anni: comunista, militante, anarchico, anticonformista. Ma, prima di tutto, Don Gallo è, e rimane, un prete: uno straordinario prete. E chi, meglio di un uomo di “chiesa”, potrebbe mai addentrarsi nei meandri della religiosità, portandoci con sé, donando saggezza?

Non serve poi molto, per discutere di spiritualità: di sicuro non dogmi, leggi, imposizioni, voci imperiose dell’autoritarismo. Un palco spoglio può bastare, un piccolo teatro di provincia, più simile ad un giocattolo che ad un luogo di rappresentazione, una cantante (Roberta Alloisio), un musicista (Edmondo Romano), un pubblico attento, silenzioso, curioso, avido di sapere. Quello che ne esce fuori è uno spettacolo toccante, commovente, davvero partecipato. Davvero unico.

“Esistenza” nasce dall’incontro (magico) tra Carla Peirolero, attrice/curatrice del Festival delle Culture Suq, di Genova, e don Gallo, “prete da marciapiede”(ecco una di quelle etichette che, di sicuro, non gli andrebbero a genio), fondatore della Comunità di San Benedetto, sempre a Genova; ma nasce, ne siamo sicuri, anche dalla volontà di approfondire una “materia” tanto discussa eppure tanto poco vissuta, sempre presente eppure sfuggente, dietro cui, spesso, ci si fa scudo, studiata ma non esperita, capace di generare mostri, di dar man forte alla morte, piuttosto che alla vita. Parlare di spirito, quando questo sembra averci abbandonato da tempo, è un’impresa che merita un incoraggiante plauso.

Don Andrea Gallo e Carla Peirolero, affiancati agli altri due compagni di viaggio, danno vita ad una riflessione acuta sul tema della religiosità, lontani dai canoni e dai riti delle religioni stesse, dagli scontri di civiltà, ma tanto, tanto vicini all’incontro tra le diverse forme di pensiero, tra i vari modi di percepire e vivere Dio, consapevoli delle difficoltà presenti, delle incomprensioni, rendendosi conto che, pur parlando lingue differenti, ci si dicano, spesso, le stesse cose. In una dimensione non canonica, in un contesto avulso dalla religiosità, ma forse, proprio per questo, tanto più neutro, più adatto ad ospitare un caleidoscopio di verità, si parla di esistenza, in modo pacato, sincero, senza filtri: nessuno vuole primeggiare, nessun punto di vista si prepara ad imporsi, tutte le parole hanno la stessa importanza, la stessa “pesantezza”. Si riscopre, come sepolto dai fondamentalismi inquinanti terra e umanità, che tutti i nomi di Dio conducono ad un sol luogo: la pace.

Al centro della scena brillano i brani, tratti da testi sacri, letti, recitati, commentati, suonati, cantati: le parole della Bibbia, del Corano, del Bhagavad-Gita, del Sutra del Loto, di Christian Bobin, Teresa d’Avila, Simone Weil, Emiliy Dickinson, arrivano a noi come nuove, incredibilmente profonde, straordinariamente vive, moderne. Parole che fanno riflettere, che raggiungono l’anima, che danno, oltre che da pensare, amore; parole che si mescolano con l’attualità della vita moderna: ed è proprio in questi momenti che lo spirito combattivo, “pulito”, di Don Gallo, emerge dal fondo della pacatezza data dall’età, dalla statura morale, con idee libere, moderne, difformi dall’ufficialità datagli dal ruolo e dall’abito.

Si sentiva proprio il bisogno di “Esistenza”, ora, nel proliferare di nuove teorie, vecchi fantasmi, rinnovati mutismi spirituali: per riprendere a dialogare, per non imbalsamarsi nella rigidità del pensiero unico, per scoprirsi di nuovo fratelli, pur nelle nostre, uniche, diversità di sentimento.