“Kavanàh” in ebraico significa “partecipazione”, cioè adesione al canto come urgenza intima del divino, ed è il primo di una importante serie di appuntamenti discografici con cui l’artista milanese intende ripercorre il suo personale e straordinario cammino artistico.
“La Toràh racconta che l’Universo è stato creato dalla parola del Santo Benedetto: ‘Disse luce e luce fu.’ Lo strumento della creazione è la voce dell’Onnipotente. La creazione è dunque un fenomeno acustico così come in seguito lo sarà la rivelazione ad Abrahamo prima, a tutto il popolo ebraico poi […]. Non c’è teofania nel monoteismo ebraico ma ‘teofonia’.”
Così nelle note di copertina del disco Moni Ovadia spiega con brevi ed efficaci parole il significato di questo suo nuovo progetto discografico. Personaggio storico del teatro italiano e ideatore di una delle forme più originali ed espressive di teatro musicale, Moni Ovadia scava ancora una volta nelle sue radici ebraiche per restituirci l’immagine vivida e preziosa di una delle tradizioni musicali più antiche del mondo. L’esperienza e l’autenticità dell’interprete ci mettono di fronte ad un’opera di valore storico assoluto, in cui la voce stessa dell’attore diventa testimonianza viva di una cultura complessa e ricchissima. Essendo del tutto pleonastico soffermarsi sulle doti vocali e interpretative di Ovadia , che mai come oggi si può identificare con ‘la’ voce artistica più autorevole e forte nel suo campo, vale la pena spendere piuttosto qualche parola sull’ottima prova della Stage Orchestra, che accompagna il canto di Ovadia in modo discreto ma efficacissimo. Il riferimento musicale più esplicito è ovviamente quello mitteleuropeo (dal Mare del Nord ai Balcani), da sempre punto nevralgico e crogiolo di identità culturali diversissime: spazio dunque ai violini tzigani e alle fisarmoniche tristi, e ai brass ensemble in puro stile bregoviciano, il tutto sostenuto da un impianto armonico caratteristico, a metà strada tra la tradizione popolare e il jazz modale. Il connubio voce/orchestra si rivela particolarmente efficace, e conferisce una straordinaria ‘leggerezza’ all’insieme (si tratta comunque di un progetto molto particolare, che un orecchio poco avvezzo, forse, potrebbe giudicare un po’ ostico). Il libretto del CD offre un ottimo aiuto all’ascolto, riportando la traduzione (in italiano e in inglese) di tutti i testi, e il monito gentile di “non ascoltare di shabbat e durante le feste ebraiche”.
“Kavanàh” è il primo volume di una preziosa collana di CD – la “Moni Ovadia Collection”, prodotta della neonata etichetta bolognese Promo Music –, di cui possiamo già anticiparvi i prossimi appuntamenti: “Shir del Essalem” con Theatrum Instrumentorum e Faisal Taher; “Goles” con la Moni Ovadia Stage Orchestra; “Di Goldene Medine” con il pianista Carlo Boccadoro e “Platero y o” con Emanuele Segre.
SITO UFFICIALE: www.moniovadia.it
DISCOGRAFIA:
“Gruppo Folk Internazionale, Festa popolare” (L’Orchestra 1975); “Gruppo Folk Internazionale, Daloy Politzei” (L’Orchestra 1977); “Gruppo Folk Internazionale, Le mille e una notte” (L’Orchestra 1979); “Moni Ovadia e la TheaterOrchestra, Il nonno di Jonny” (L’Orchestra 1979); “Ensemble Havadià, Ensemble Havadià” (L’Orchestra 1981); “Ensemble Havadià, Specchi” (L’Orchestra 1982); “Moni Ovadia e la TheaterOrchestra, Oylem Goylem” (Fonit Cetra 1991); “Moni Ovadia e la TheaterOrchestra, Dybbuk” (Radio Popolare Sensible Records 1995); “Moni Ovadia e Carlo Boccadoro, Nigun” (Ricordi 1997); “Moni Ovadia e la TheaterOrchestra, Ballata di fine millennio” (Einaudi 2000) libro + CD