Nulla sembrerebbe accomunare i due fratellastri Bruno e Michel, fatta eccezione per il legame di sangue che li conduce a periodici incontri inondati di parole e immagini.
Michel Djerzinski è uno scienziato in procinto di assaporare il gusto del premio nobel grazie alle ricerche sulla clonazione dell’essere umano.
Bruno è un insegnante di lettere, razzista, ossessionato e mai appagato dal sesso, che cerca la soddisfazione in ogni sua forma e variante.
Due fratelli uniti esclusivamente dal legame di sangue e dal vivere il medesimo contesto culturale; come in una fotografia, Michel sembra essere il negativo di Bruno. Emotivamente spento, lo scienziato ha smesso di cercare un modo per sentirsi vivo, e si lascia dominare da una fredda razionalità, laddove Bruno invece sperimenta ogni possibilità offerta dal panorama sociale di cui si è impossessato. L’impulso sessuale, represso e atrofizzato ormai nel biologo, viene esasperato nell’insegnante, giungendo a livelli di perversione tali da portarlo a frequentare peep show, locali di scambisti e campi naturisti.
Gli anni sessanta sono dipinti dallo stesso autore attraverso due luci diverse e opposte tra loro: da un lato la luce della rivoluzione della scienza, la ricerca della razza umana perfetta, immortale e incorruttibile, capace di sfuggire alla variabilità genetica della riproduzione sessuata; dall’altro l’oscurità della rivoluzione dell’uomo nel suo aspetto primordiale e istintuale, la liberazione sessuale, il divertimento, il ritratto degli hippy restituito tanto dalla cinematografia quanto dalla letteratura.
Due volti della stessa epoca, due particelle elementari di un unico essere, incarnate e narrate dal bianco e dal nero dell’umanità, dalle voci e dalle vite di due “fratelli d’utero”, che poco o niente sanno l’uno dell’altro, ma sui cui incontri sembra trovare il proprio perno l’intera sequenza di eventi.
Il romanzo risulta, alla lettura, diviso in due parti da una linea immaginaria, che unisce e separa un esordio ricco di flashback, attraverso cui viene ricostruito il background familiare dei protagonisti, da una seconda parte fluente e accattivante che attraverso la voce narrante conduce rapida alla conclusione dell’opera. La narrazione è alternata a momenti di riflessione filosofica, politica, biologica, fisica, quanto di più esistenziale possa tormentare l’animo umano, e attraversata da un velo di nichilismo attraverso cui l’autore delinea i tratti di un’epoca di cambiamenti, dai suoi esordi negli anni sessanta a un futuro attentamente delineato e contestualizzato.
“Ciò che talvolta agli uomini d’un tempo capitò d’intuire grazie alla musica, noi lo realizziamo ogni giorno nella realtà pratica; […] sappiamo che senza il loro sogno non sarebbero riusciti neppure a esistere “.
Michel Houellebecq ( nato nel 1958 ) di formazione scientifica, ha esordito con un pubblico francese con la pubblicazione di una raccolta di poesie e del saggio Lovecraft, contre le monde, contre la vie ( 1991 ). Le particelle elementari (1999) è il suo secondo romanzo.
Le particelle elementari, di Michel Houellebecq, Bompiani, 2005, pp.316 euro 8.50