Le foto di Claudia Gerini. Femme Fatale, Feministe Fatale 2008

Piera Detassis intervista Claudia Gerini

Bellissima e solare Claudia.
Arriva a Verona con il compagno Federico Zampaglione dal set dove sta girando a Trieste, pronta per un doppio appuntamento, piatto forte del Festival Schermi d’amore 2008: l’intervista con Piera Detassis e la consegna del premio Femme Fatale, Feministe Fatale 2008.

Claudia si sottopone generosa ai fotografi, sorride davanti all’omaggio montato con gli spezzoni dei suoi film, parla con le mani, e mantiene sempre un registro semplice e ironico per il quale il suo pubblico tanto la ama. Accanto a lei, quel guru di giornalismo cinematografico che è Piera Detassis alterna complimenti a battute argute, rispettando il clima poco formale e molto easy di questo festival.
Si parte subito dalle motivazioni del premio, consegnato a Claudia Gerini per aver saputo coniugare una straordinaria bellezza all’ironia e alla vis comica, doti importantissime per una donna oltre che per un’attrice.

CG: Mi piace cambiare, trasformarmi, per non annoiare prima di tutto me stessa, quello che volevo fare era non appiattirmi in un colore, e per questo mi riconosco in femme fatale, feministe, ne sono orgogliosa, mi piace.


PD: La scelta della commedia l’hai cercata, voluta?

CG: Il mio primo film l’ho fatto a 14 anni con Corbucci, ero la figlia di Laura Antonelli, e nelle mie poche battute c’era già un po’ di ironia; e il personaggio che mi ha fatto saltare il famoso muro oltre il quale sei riconosciuta dagli addetti ai lavori è stato il ruolo comico in Viaggi di nozze. Sognavo di fare l’attrice, incontro Carlo Verdone e mi dice: “Secondo me tu con questo visino raffinato sei una grande coatta dentro”.


PD: Ed è vero?

CG: Sì, è vero, sono cresciuta a Roma in periferia in una famiglia normalissima di impiegati; in realtà ho vissuto quella romanità, anche se il mio viso può ingannare e alcuni mi dicono che sembro altezzosa, fredda e distaccata. Di Enza Sessa ne ho frequentate molte, amiche di mia madre, parenti… basta osservare e guardarsi attorno, l’attore deve essere un grande osservatore, me l’ha insegnato Carlo che si ruba dalla strada! Si studiano i personaggi in un negozio, un ristorante, un teatro.

PD: Quando fai questi personaggi quanto ci lavori? C’è una tale ricerca nell’abbigliamento, nella parlata…

CG: Quando Carlo mi ha riproposto la coppia di cafoni mi sono spaventata, poteva essere un autogol: poteva essere una coppia non all’altezza di Ivano e Jessica, come la faccio camminare, parlare, avrà la stessa indolenza di Jessica, che tipa è? Confrontarsi con se stessi è la sfida peggiore, ma a mio avviso abbiamo fatto un buon lavoro: sono partita dalla maschera, dai costumi, questo suo essere vittima della moda con occhiali e borsa griffati, che fanno sentire VIP, perché adesso siamo tutti coatti, schiavi del farsi notare e dell’essere importanti, è tutto troppo. Quindi ho cominciato dai suoi orecchini oversize, dagli short, il modo di camminare, piccole cose… non so, mi è venuta. Ma con Carlo siamo una cosa magica, quando ci mettiamo siamo davvero marito e moglie!
_ Carlo mi ha detto: “Non ti preoccupare, tu ce l’hai nel dna quel personaggio”. In effetti sono contenta, il rischio era di farne una macchietta, ma ne abbiamo fatto una coppia vera.

PD: Però noi quando abbiamo montato questo omaggio ci siamo accorti, Claudia, che ti spogli tanto, dallo spogliarello imprescindibile di Nero Bifamiliare ad altre scene… mi chiedo: come ti rivedi?

CG: Sì me ne sono accorta anch’io! Il corpo è uno strumento dell’attore, vestito e nudo, lo strumento numero uno; io sono molto generosa, voglio che il regista sia contento…

PD: Questo si nota molto…

CG: Faccio tutto il possibile perché voglio che il sogno nella testa del regista sia realizzato completamente.

PD: Per alleggerire… pare che tu abbia promesso che in caso di scudetto della Roma…

CG: Veramente l’ha promesso Carlo! Dopo la nostra performance canora a Sanremo come Enza e Moreno, un giornalista ci chiede: “Allora se vince la Roma la cantate in mutande?” e Carlo: “Sì! Io suono in mutande e lei canta in bikini!”.


Marco Giovannini (compagno di PD ndr): Claudia, tu parli più lingue, le hai studiate ad hoc per avere una carriera che andasse oltre?

CG: Sì, inglese, francese e spagnolo: sono un Sagittario che ama molto viaggiare e imparare! A vent’anni mi sono trasferita a Parigi per un’occasione di vita privata, e ho studiato il francese, ho facilità ad apprendere le lingue e anche i dialetti. Poi mi sono trasferita in Spagna per il film La Vespa e la Regina, e volevo parlare spagnolo con i giornalisti spagnoli!

PD: Mi colpì molto sentirti parlare in inglese, in particolare alla serata finale del Festival di Venezia dove secondo me sei stata bravissima.
Forse potresti anche pensare di fare un one woman show un giorno o l’altro,con tutti i tuoi personaggi.

CG: Mi piacerebbe, ma è difficile da fare in TV, faticoso, ti risucchia troppo le energie, è troppo legata a numeri e risultati, magari in teatro.

MG: Mi meraviglio che un’attrice come te, bella, che sa cantare, recitare e ballare, non abbia fatto ancora un musical.

CG: Ho avuto alcune proposte che ritenevo un po’ antiche, rifare My fair Lady, e volevo qualcosa di nuovo e originale, poi sono rimasta incinta… Ma adesso sono pronta per un musical, mi piacerebbe. Devo dire che si sta muovendo qualcosa, ho alcune proposte molto interessanti e ci sto pensando seriamente, ho studiato meglio canto negli ultimi due, tre anni.
Durante la lavorazione di Francesco e Nunziata di Lina Wertmueller ho avuto una discussione con Sofia Loren che mi disse: “Io non ce la faccio a fare teatro, ad affrontare il palcoscenico, non me la sento”. Si sentiva nuda davanti al pubblico; a me invece il teatro restituisce qualcosa, ti libera, rispetto al cinema in cui devi muoverti in spazi stretti.

Pubblico: mi chiedo una cosa: parli tre lingue, hai una bellezza particolare, perché non fai il salto e vai oltreoceano?

CG: Il famoso salto si fa in due modi, intanto il destino te lo deve concedere, Dio lo deve volere e deve stare scritto; e poi bisogna trovare un film italiano che riesca a traghettarti, Il postino della situazione, quello candidato all’Oscar per cui ti notano anche fuori. Ancora questo film non ce l’ho avuto, nessuno mi ha portato fuori dall’Italia!
L’unico poteva essere La Passione di Cristo con Mel Gibson che purtroppo non è amato dalla lobby delle Agenzie. La Sconosciuta di Tornatore c’è andato vicinissimo, stava per essere candidato all’Oscar, ma arrivò settimo anziché quinto. Dovrei trasferirmi a Los Angeles, e non ho mai avuto questa occasione, tra l’altro non rappresento proprio la classica italiana mora, formosa… comunque vedremo, io mi faccio trovare pronta!

Foto a cura di Francesca Vieceli Copyright © NonSoloCinema.com – Francesca Vieceli