Venezia 69: “O luna in Thailandia” di Paul Negoescu

Viaggio inconcludente ai confini della notte

Settimana della Critica
Radu, un ragazzo romeno senza infamia e senza lode, non sa bene cosa fare della sua vita, e vaga da una discoteca all’altra nella notte di Capodanno.

Dei colleghi bene informati ci dicono che il giovane regista Negoescu ha fatto ben parlare di sé grazie ai suoi precedenti cortometraggi. Bene: l’unica cosa che possiamo consigliarli, in amicizia, è che ritorni a girare quelli, perché il suo goffo tentativo di dare ad una storiella sbalestrata il respiro del lungometraggio naufraga miseramente.
Nell’incipit vediamo Radu e la sua ragazza Adina fare l’amore con la stessa passione con cui un impiegato del catasto compila il suo 740. Poi gli stessi due “innamorati” si promettono amore eterno e vacanze esotiche (il mese in Thailandia del titolo) a cena dai genitori di lei Con lo stesso entusiasmo di Kripstak e Petrektek (vedi: Zelig ed il cinema polacco). Poi, un attimo dopo (il “poi” è d’obbligo, in quanto trattasi di mero accostamento di sequenze, in accumulo lineare privo del minimo lampo di originalità) lui cambia idea e la lascia, chissà perché, chissà percome…Poi si mette a cercare la sua ex…

Si rimane basiti di fronte alla pochezza cinematografica di questa operina, in cui un dialogo smorto ed insignificante segue al successivo, con una presenza scenica e registica da riprese di matrimonio (mi correggo: almeno nei matrimoni si ride e si urla…). Così come i due “protagonisti” fanno l’amore, così qui Negoescu fa cinema: per dovere, senza un minimo di passione.

Uno dei film più insulsi mai visti alla Settimana della Critica, e dispiace dirlo, perché i selezionatori sanno il fatto loro e sono dei professionisti seri. Ma forse sono stati abbagliati da una patina di insensatezza e da un vuoto pneumatico scambiati per calcolata freddezza alla Kaurismaki?
Non lo sapremo mai, e sinceramente non ci interessa.
Il grande cinema romeno sta altrove.