Quella della ventitreenne ceca Jindriska sembra essere la vita perfetta: una famiglia (apparentemente) molto benestante, una casa sontuosa, una grazia ed un’intelligenza che le promettono un buon futuro, un bel circolo di amicizie, forse il primo vero amore all’orizzonte, insieme ad una bella esperienza di studio all’estero…ma quando una bella mattina si ritrova in casa gli esattori a sequestrarle ogni oggetto di valore perché il padre ha accumulato milioni di debiti il risveglio da questo paradiso terrestre è molto duro.
Il regista ceco Vojtech Strakaty esordisce con un lungometraggio piuttosto teso e compatto, un po’ nascosto nella sezione Orizzonti Extra, ma che fa ben sperare nella cinematografia del suo paese, che ultimamente ha sfornato una decina di ottimi nuovi nomi. Non sappiamo molto della sua biografia, se non che il film in questione ha una fonte d’ispirazione autobiografica. Citiamo proprio le note di regia allegate sul sito della Biennale: “La storia è ispirata a fatti reali che ho vissuto qualche anno fa: debiti causati da mio padre, perdita di proprietà̀, traslochi, il disgregarsi della famiglia e delle relazioni e la perdita totale di ogni sicurezza economica”. Ed è proprio quanto vediamo, raccolto in una sola, dura e tesissima giornata, in questo After Party, dove l’esperienza del regista è spostata su una protagonista femminile, ben incarnata da un’attrice, Eliska Basusova (1995), finora nota in patria più che altro per ruoli da lei interpretati in popolari serie televisive.
Il titolo ha una valenza simbolica: il film è infatti incastonato fra due feste, alcune delle innumerevoli che la giovane universitaria Jindriska è solita frequentare, un po’ per ammazzare la noia della propria vita agiata, un po’ perché “in vacanza da una vita”. La sua è infatti un’esistenza illusoria e illusoriamente garantita: tutto va bene finché il pater familias riesce a nascondere le magagne finanziarie del suo lavoro di imprenditore senza scrupoli, ma la festa, il party perenne finisce quando la realtà viene a bussarti alla porta, nella veste di esecutori che ti prendono anche il pc personale e la macchinetta del caffè per ripianare ammassi di debiti difficilmente calcolabili.
Il duro risveglio da una routine festaiola da “privilegiata” sbatte in faccia alla giovane protagonista una gelida ventata di realtà, che la porrà su di un bivio: diventare come il padre, prestandogli acquiescente un sostegno burocratico per proseguire nei suoi inganni (lui le chiede di accollarsi dei prestiti molto rischiosi), o spezzare le catene di una famiglia immersa in un flusso “drogato” di false certezze e lussuosa inutilità? Strakaty decide con coraggio di addossare la gran parte della pressione interpretativa proprio sulla giovane Basusova, che, seppur forse ancora non del tutto matura e cosciente dei propri mezzi, ci consegna una figura di giovane donna combattuta fra i rimorsi di coscienza e gli obblighi familiari, il tutto immerso in dubbi esistenziali di non poco conto: fidarsi del padre, anche se è un palese imbroglione? Come riconoscere le amicizie vere? Essere riconoscenti per una vita di agi non meritati o ribellarsi clamorosamente, rifiutando che le “colpe dei padri” ricadano sulle generazioni dei figli?
Il film ha un finale aperto, che sovraccarica forse un po’ eccessivamente, senza scioglierli, troppi interrogativi: la vita sentimentale della ragazza potrà avere una svolta? la “roba” e il vile denaro avranno la meglio sui rigurgiti di coscienza? l’indecisa Jindriska rimarrà prigioniera del suo paradiso di cartone o spiccherà il volo verso il nord Europa?…Strakaty decide di porre questioni e di non offrire soluzioni facili, a noi rimane solo da segnarci un nome nuovo, che va ad aggiungersi a quelli di Josef Tuka, Adam Martinec, Beata Parkanova, Jiri Havelka, Michal Hogenauer…che sia arrivato finalmente il momento di dedicare al nuovo cinema ceco una bella retrospettiva?