Milla è giovane, gioiosa e ha il cancro. Di sicuro il coraggio non le manca, così come la voglia di vivere, soprattutto dopo aver incontrato lo scapestrato Moses. L’amore per un ragazzo fuori dagli schemi è il detonatore perfetto per contrastare una malattia imprevedibile. Mentre i genitori di Milla si barcamenano nell’impossibile tentativo di fare le scelte giuste per lei, con esiti anche divertenti, sarà proprio la giovane innamorata a dispensare serenità a tutti al momento giusto.

L’esordiente Shannon Murphy mette in scena una commedia drammatica sulla vita e la morte, e sulle ragioni per essere consapevoli di entrambe le cose. Divenuto ormai un vero e proprio filone cinematografico, il sottogenere riservato alle gravi malattie giovanili cerca sguardi sempre nuovi e, a volte, meno retorici su un tema così importante e delicato, almeno quando non viene declinato in maniera subdolamente ricattatoria.

Babyteeth, per fortuna, non scade nelle derive peggiori di questa vasta filmografia (Colpa delle stelle, solo per citare uno degli esempi meno virtuosi), ma è ben lontano da prodotti più convincenti come 50 e 50 o il più riuscito Quel fantastico peggior anno della mia vita. Non bastano i toni leggeri a decretare l’originalità di un film sulla malattia, né la solidità di un cast affiatato a sostituire una scrittura che non riesce a scalfire la superficie, se non in isolati momenti di vera empatia.

Colpisce sicuramente la maturità di Milla, nonostante abbia ancora un dente da latte, quello del titolo. Ancora una volta tocca agli adolescenti mantenere la rotta che adulti e genitori sembrano aver perduto, forse irrimediabilmente. Così la follia irriverente del ripudiato Moses, cacciato di casa e sbandato per scelta (ma è proprio così?), rappresenta l’occasione giusta per Milla di liberarsi di ogni remora, accettare l’amore (il primo) e godere di ogni emozione fino in fondo.

Un film educato e composto, una storia semplice che privilegia le emozioni allo stile. Non bastano le scritte, a volte ironiche, che tempestano le varie fasi della vicenda in sovrimpressione, qualche sguardo in macchina della protagonista o le musiche ricercatamente pop per definire la personalità di una regista comunque alla sua opera prima.